L’Europa guarda al Dazio Zero

La cronaca entra in soccorso di un tema più ampio: i dazi, già al centro dell’attenzione all’ultimo Dairy Forum di CLAL. Bene, partiamo allora dai fatti. Il portale neozelandese News Talk ha riportato recentemente che due terzi delle esportazioni della Nuova Zelanda dirette in Corea del Sud sono, ormai, a dazio zero. Si tratta di un sostanziale aumento, rispetto al 46% dello scorso anno (circa +20%).

Dall’entrata in vigore dell’accordo, nel dicembre del 2015, le esportazioni neozelandesi di alimenti e bevande dirette verso la Corea del Sud hanno registrato un incremento di oltre il 16%, con la benedizione del ministro del Commercio, Todd McClay, che ha incentivato le imprese neozelandesi a ricercare opportunità di trading nel mercato di Seul.

Per avanzare un paragone, l’Unione Europea da cinque anni e mezzo ha sottoscritto un accordo di libero scambio con la Corea del Sud.

Le esportazioni di prodotti dell’UE, soggetti in passato ad aliquote del dazio particolarmente elevate – come alcuni prodotti agricoli - beneficiano ora di tariffe ridotte e sono aumentate di oltre il 70%. Le vendite di automobili dell’UE nella Corea del Sud, ad esempio, sono triplicate in cinque anni, il valore dei servizi forniti al Paese asiatico è aumentato dell’11%, gli investimenti bilaterali sono cresciuti del 35 %.

I dazi, insomma, rappresentano un vincolo in una realtà globalizzata che mal tollera rigurgiti protezionistici. Molti economisti distinguono tra la propensione del presidente americano Donald Trump al business agli scarsi effetti che potrebbe avere la sua politica sul mercato. Fatto sta che gli accordi internazionali di libero scambio, dal Ttip (Usa-Ue) al Tpp (Usa-Oceania-Asia), sono, allo stato dell’arte, congelati. Per i prodotti Dop lattiero caseari “Made in EU” è tutt’altro che una buona notizia.

L’India stessa, lo si è visto sempre nel corso dell’ultimo Dairy Forum di CLAL, punta ad uscire dal proprio isolazionismo più o meno autosufficiente e ha dimostrato, in una logica improntata alle esportazioni future, di mal sopportare i dazi. Mani avanti e tematiche che potrebbero essere trattate apertamente (o anche solo bisbigliate) al 47° World Economic Forum di Davos, in programma da domani 17 gennaio a venerdì 20.

Se globalizzazione deve essere, si cerchi insomma di favorire gli scambi. E se non è proprio “dazio zero” – i risicoltori europei invasi dalla materia prima dei Paesi EBA (Everything but arms, tutto tranne le armi) ne sanno qualcosa – il mantra sembra essere invece “meno dazi”.

Dai Paesi Bassi il magazine Freshplaza rilancia la richiesta di alcune cooperative europee di ridurre i dazi doganali sulle esportazioni.

Confederazioni di cooperative agroalimentari in Spagna, Italia, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Polonia hanno chiesto un maggior coinvolgimento, da parte delle istituzioni europee, nell’apertura di nuovi mercati e cioè altri paesi del Mediterraneo, del Golfo Persico, India, Tailandia, Filippine, Malesia, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Stati Uniti, Messico, Cile e paesi del Mercosur.

La richiesta è stata presentata con la partecipazione di un rappresentante della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e di un rappresentante della Direzione Generale dell’Agricoltura della Commissione Europea, che sono stati invitati a rafforzare “una politica commerciale realmente comune”, e a ridurre i dazi doganali sulle esportazioni.

Nel corso di questo incontro, l’invito è stato quello di rafforzare la politica commerciale “aggressiva” dell’Unione Europea verso Paesi terzi, con i quali sono stati firmati accordi commerciali (come, per esempio, paesi dei Caraibi, Turchia, Ucraina e Sudafrica). Nel 2016, il numero totale di questi paesi è arrivato a 32, contro i 23 del 2015.

Il prossimo obiettivo per aumentare le destinazioni per i prodotti agricoli dell’Unione Europea è entrare in Canada, dove, a maggio del 2016, sono state effettuate delle missioni diplomatiche di breve periodo, proprio per cercare di aprire questo gigante nordamericano al settore europeo.

Un’altra richiesta è che l’UE rafforzi “una politica commerciale realmente comune” e che, di conseguenza, si adottino politiche efficaci di libero scambio e che non si aggiri l’apertura dei mercati applicando pretestuose barriere sanitarie. La sfida sulla quale riflettere è appunto anche questa.

Al CLAL Dairy Forum 2016, ospiti da varie parti del mondo hanno espresso la loro opinione sulla questione dei sussidi nel settore lattiero caseario.

Al CLAL Dairy Forum 2016, ospiti da varie parti del mondo hanno espresso la loro opinione sulla questione dei sussidi nel settore lattiero caseario.

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

Pubblicato in Export, UE

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