Il peso del settore lattiero-caseario sull’economia neozelandese

Di Leo Bertozzi 6 Dicembre 2016 — Nessun Commento ↓

Il latte gioca un ruolo fondamentale sull’economia della Nuova Zelanda. Le difficoltà che il mercato lattiero-caseario deve affrontare ormai da due anni, con una sovrapproduzione rispetto ad una domanda in calo dai maggiori acquirenti, soprattutto Cina, ha spinto i prezzi al livello praticamente più basso da sempre, il che ha contribuito alla stagnazione generale che colpisce il paese. Solo il turismo sembra avere il vento in poppa.

Il settore lattiero-caseario rappresenta il 29% dell’export totale. I picchi delle quotazioni registrati nel 2013 avevano fatto pensare ad una crescita continua dell’oro bianco. Le cose sono però cambiate in fretta: nel corso dello scorso anno le quotazioni sulla piattaforma di vendite all’asta GDT per il latte intero in polvere (WMP), che rappresenta una sorta di benchmark mondiale per le commodity del latte, sono continuamente diminuite.

Il paese aveva investito molto sul latte nelle ultime due decadi, in concomitanza col limite derivante dalle quote latte nella UE e con i crescenti acquisti cinesi. Entrambe le condizioni sono cambiate contemporaneamente, il che ha portato ad un calo delle quotazioni di oltre al metà rispetto al 2013.

Di conseguenza, l’esposizione bancaria è aumentata ed i crediti in sofferenza hanno raggiunto livelli preoccupanti. Quindi, anche il valore dei terreni e delle aziende è calato e le compravendite nello scorso anno si sono contratte del 10%.

Tutto questo si inserisce in un contesto generale difficile, con un PIL in calo rispetto alla dinamica del 2014, minore occupazione, e retribuzioni stagnanti.

Di conseguenza anche la moneta ha sofferto: il valore del dollaro neozelandese è in calo del 10% rispetto al dollaro USA.

Risalire la china sarà difficile e complesso, tenuto anche conto del fatto che il paese ha puntato tutto sulle commodity e manca di specialità casearie che possono diversificare l’offerta.

Fonte: AO Markets