Fusioni ed acquisizioni: quali prospettive per il 2019?

Le acquisizioni e fusioni (in inglese Mergers & Acquisitions – MA) che coinvolgeranno le imprese anche nel prossimo anno deriveranno da tre fattori: ricerca di benessere, accesso diretto ai consumatori, Brexit.

Benessere e salutismo continueranno ad essere gli elementi portanti del mercato e dell’interesse dei consumatori. I principali riferimenti saranno l’area del ‘free-from’ o del ‘povero in’ (es. senza latte, carne, glutine, lattosio, sale…). Gli alimenti che già ora evidenziano la mancanza di un ingrediente (es. senza Olio di palma), fanno registrare un buon livello di crescita in settori dove l’andamento è piuttosto piatto.

Il riferimento al vegetale continuerà ad attrarre gli interessi delle imprese, anche di quelle del settore carne, che nel 2018 hanno fatto diversi investimenti nel campo delle fonti vegetali. Probabilmente, anche i grandi gruppi, ad iniziare da Unilever e Nestle, investiranno in questa nuova diversificazione per rispondere attraverso la diversificazione alle richieste dei consumatori un po’ in tutti i mercati. Il crescente interesse per il ‘free from’ comporterà anche una riformulazione dei prodotti, specialmente nel settore dolciario. Un esempio è quanto ha fatto Ferrero negli USA con l’acquisizione dell’attività snacks di Nestlé.

L’era digitale ha poi aperto la possibilità per le imprese di entrare in contatto direttamente con i consumatori. Esempi ne sono Nestle con Nespresso, Unilever con Dollar Shave Club, Kerry Group con l’azienda di piatti pronti per gli anziani Oakhouse Foods, ma anche Arla che ha iniziato a vendere latte infantile direttamente ai consumatori nel Regno Unito. Da qui la nuova sigla D2C: direct to consumer.

Il potenziale digitale è però ben superiore alla possibilità di vendita diretta, perché permette soprattutto di raccogliere la mole di dati utili per entrare in contatto col consumatore, capirlo e prevenirne le attitudini e soddisfarlo nella scelta d’acquisto. Banca dati ed intelligence sono il nuovo patrimonio aziendale.

Poi i venture capitals (capitali di rischio per l’innovazione) sono cresciuti negli ultimi tre anni negli USA come in Europa affinché le grandi aziende potessero sostenere imprese giovani e dinamiche per l’innovazione. Esempi in tal senso derivano da Kellog’s, General Mills, Danone, Barilla. Con questi nuovi strumenti, le grandi imprese riescono ad avere il polso della situazione sulle dinamiche dei mercati e dei consumi.

Infine, il 2019 sarà contrassegnato dall’incognita Brexit, con un impatto sia per le imprese della sesta economia mondiale, sia per quelle del restante mercato di 440 milioni di consumatori. In caso di barriere commerciali, diverse imprese UE cercheranno di acquisire delle attività nel Regno Unito. All’opposto, diverse aziende UK dovranno cercare degli stabilimenti produttivi nei paesi UE. Non è un caso se, ad esempio, alcuni grandi gruppi UK stanno cercando le possibilità di investire in Polonia, stante il potenziale agricolo di questo Paese.

Per ultimo restano gli incerti scenari economico-finanziari e sociali, che lasciano prevedere ridotti margini. Probabilmente, i grandi gruppi tenderanno a cedere le unità produttive, per investire piuttosto nelle attività interne di ricerca e sviluppo, al fine di innovare, diversificare e soddisfare le necessità dei propri clienti.

Di conseguenza, settori strategici saranno sempre più il marketing ed il commerciale, oltre a ricerca e sviluppo, rispetto alla produzione. Questo darà nuove prospettive per i contratti e le attività di chi produce per conto terzi, inclusa la possibilità di accrescere le attività di trasformazione nei luoghi prossimi alla produzione primaria.

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Fonte: Just Food

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Acquisizioni, Consumatore