La diversificazione produttiva è una garanzia per distinguerci [Intervista a Manrico Defendi]

Manrico Defendi - Owner di Defendi Luigi srl

Manrico Defendi – Owner di Defendi Luigi Srl

Lavoro e cultura come pilastri, perché unire entrambi gli aspetti della vita garantisce una maggiore soddisfazione e permette di rafforzare lo spirito della comunità. Lo sa bene Manrico Defendi, vicepresidente del Consorzio del Taleggio e produttore di una ampia gamma di prodotti con la Defendi Luigi srl, l’azienda di famiglia che ha sede a Caravaggio, in provincia di Bergamo.

Azienda storica, che trasforma circa 900 quintali di latte al giorno, il 95% del quale destinato a produzioni DOP (principalmente Gorgonzola e Taleggio, ma anche Quartirolo Lombardo). C’è spazio anche per il latte di bufala, perché, sottolinea, “è un po’ il nostro pallino e per diversificare il prodotto e avere una proposta più ampia con i buyer e i consumatori”. A scorrere sul sito dell’impresa, in effetti, l’offerta è ricca e mai banale.

L’azienda esporta circa il 50% della produzione, prevalentemente in Europa, ma anche negli Stati Uniti, dove è stata costituita la Defendi Usa, in Asia e in Australia. Cuore “local”, business globale.

Il lockdown ha fortemente provato il territorio e le immagini di quei giorni terribili a Bergamo non li dimenticherà nessuno. “Il contraccolpo sul piano emotivo per il territorio è stato immenso – afferma Defendi – ma abbiamo saputo reagire”.

Qual è stato l’impatto a livello commerciale?

“In Italia il confinamento ha avuto un impatto minore sull’horeca, perché il canale incide per noi circa il 10% del mercato, molto meno rispetto a quanto rappresenta il segmento di hotel, restaurant e catering all’estero. Quanto alle esportazioni, il momento più complesso del lockdown ha segnato un crollo di circa il 50 per cento. Comunque, anche in Italia la serrata ha creato difficoltà, perché la chiusura dei locali ha colpito indirettamente anche altri soggetti, come i grossisti. Nella distribuzione il mercato ha, bene o male, retto, anche se abbiamo comunque visto qualche cambiamento, con lo spostamento dal banco taglio, in caduta verticale, al libero servizio”.

Avete modificato il vostro modo di produrre in seguito alla pandemia?

Abbiamo evitato di finire in esubero produttivo

“Sì, certo. Lavoriamo prodotti che non sono a lunga stagionatura e non potevamo immediatamente stipare i magazzini. Abbiamo quindi dovuto promozionare il prodotto in uscita e ridurre le produzioni in stagionatura. Un equilibrismo che ci è costato in termini di minori ricavi alla vendita e anche in fase di acquisto e rivendita del latte. È stata un’operazione che ha visto allineate diverse realtà del territorio, con la conseguenza che abbiamo evitato di finire in esubero produttivo, altrimenti avremmo patito un corto circuito dal quale non saremmo usciti, se non con gravissime perdite”.

Quali investimenti avete in progetto?

“Abbiamo un impianto che ci permette di ampliare la produzione, ma abbiamo un imbuto a valle sulle celle di stagionatura. Il mercato ci ha visto crescere e, dunque, pensiamo di investire nei magazzini e nell’ammodernamento dell’azienda per rispondere alle esigenze del mercato. Con il Covid-19 abbiamo capito che il libero servizio è per noi una linea un po’ debole e che dobbiamo rafforzarla per arrivare direttamente al consumatore”.

Avete un mix di prodotti DOP e non DOP. Che vantaggi avete da questa formula?

Una peculiarità distintiva legata al territorio

“Abbiamo un gamma di prodotti che riteniamo strategica e funzionale ad aprire più canali di vendita. Il solo prodotto DOP ti indirizza verso un unico mercato e, molto spesso, ti mette in condizioni di concorrenza, perché facilmente comparabile. La diversificazione produttiva è una garanzia per presentarsi ai buyer e al mercato con una peculiarità distintiva, di nicchia, comunque legata al territorio. Semplificando, potremmo dire che la DOP ci aiuta a creare l’ossatura, mentre con gli altri prodotti costruiamo un po’ di sostanza”.

Avete anche una linea biologica. Come pagate il latte bio? Con quali riferimenti di mercato?

Compriamo latte spot sul libero mercato, non abbiamo una raccolta diretta, ma ci affidiamo a una cooperativa di raccolta. Paghiamo dunque in base al prezzo del latte alla stalla, con un differenziale di servizio legato al fatto che è latte biologico. Il consumatore italiano considera le DOP un elemento di valorizzazione del territorio e il biologico consente un passaggio ulteriore in chiave di qualità e garanzia. Le vendite di prodotti biologici risentono molto dell’effetto mediatico di alcuni avvenimenti che possono emozionare il consumatore, come nel caso della mucca pazza o dell’aviaria. Sono reazione incontrollabili, dettate dall’emotività, che fanno schizzare i consumi in alto”.

Qual è il valore aggiunto dell’azienda familiare?

“Si lavora di squadra tutti assieme, con degli obiettivi che si condividono continuamente e che non sono sottoposti a valutazione di manager e direzione industriale, dove possono esservi obiettivi differenti. Il gruppo familiare porta valori legati alla storia e alla cultura della famiglia. La nostra azienda è legata al territorio. Il Caravaggio è il nostro simbolo e, per dare l’idea di quanto siamo convinti che un’azienda debba promuovere e sostenere anche la cultura sul territorio, abbiamo supportato il teatro Donizetti di Bergamo come primi ambasciatori, per onorare anche la storia della nostra famiglia. Mio padre amava l’opera al punto che i figli li ha chiamati Manrico, Norma, Iris, Rodolfo, personaggi cari alla lirica”.

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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Pubblicato in Biologico, DOP / IGP, Gorgonzola, Strategie di Impresa