Di: Ester Venturelli
All’inizio degli anni 70, il Canada ha implementato un sistema di gestione dell’offerta di prodotti lattiero caseari e di altri derivati di origine animale per assicurare un approvvigionamento di prodotti di alta qualità a prezzi stabili e ritorni economici adeguati per i produttori (Fonte: Library of Parliament).
Il sistema è ancora attivo. Per bilanciare domanda e offerta e assicurare un mercato stabile, sulla base di una stima della domanda annuale vengono assegnate dai consigli provinciali quote di produzione agli allevatori. Le quote non definiscono la capacità produttiva in litri di latte ma in kg di grasso. Nel caso di produzione in eccesso o in difetto è previsto il pagamento di una penalità. I consigli provinciali sono anche responsabili della contrattazione del prezzo minimo del latte con le aziende trasformatrici sulla base dei costi di produzione e delle condizioni di mercato.
Questo sistema interviene anche sull’import, che tra Gennaio e Novembre del 2024 è stato di 147.000 Ton in Milk Solid e negli ultimi anni è aumentato soprattutto grazie a maggiori quantità di Formaggi. L’espansione è limitata dalle quote tariffarie, cioè tasse elevate sui prodotti importati oltre una determinata quantità. La tassa può raggiungere anche il 300%, come nel caso del burro.
Il sistema di gestione dell’offerta ha attratto nel tempo diverse critiche. Secondo uno studio il meccanismo ha portato gli allevatori ad eliminare la produzione in eccesso causando lo spreco di 6,8 miliardi di litri di latte negli ultimi 10 anni. Inoltre, a più riprese il Canada è stato accusato da altri player mondiali di adottare politiche sleali e di avere un mercato chiuso che va in contrasto con gli accordi internazionali.
Il Canada continua ad applicare il regime delle quote latte, associato alla fissazione di prezzi minimi e tasse all’importazione. Lo si potrebbe definire una gestione ordinata del mercato. Questo suscita forti critiche dall’esterno, ma esiste un mercato libero da regole?
Guardando al resto del mondo, l’India è un mercato molto regolamentato, per tutelare la produzione interna, ma anche mercati come Australia e Nuova Zelanda sono regolamentati, ad esempio con le norme ambientali. Da parte degli USA, le minacce di imporre dazi sulle importazioni e di tagliare le tasse a chi investe all’interno del Paese sono la dimostrazione di una regolamentazione per la gestione del mercato, così come in UE ci possono essere accordi interprofessionali, norme per armonizzare il prezzo ai costi, la PAC e accordi commerciali di libero scambio. Un esempio nostrano sono i piani produttivi per DOP ed IGP, che danno soddisfazioni ma presentano anche criticità.
Quindi: il mercato libero è un’utopia e tutto risiede nella dimensione delle regole per gestirlo.
Leo Bertozzi – Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Clal.it – Importazioni del Canada in Milk Solid