Il Commento: L’azienda sta attraversando una forte crescita [Francesco Casula, IFFCO]

Francesco Casula - Direttore Generale di IFFCO Italia

Francesco Casula – Direttore Generale di IFFCO Italia

“L’azienda sta attraversando un periodo di forte crescita in tutti i mercati, spinta dalla reputazione della marca, dai nuovi mercati e, anche, dalle produzioni delle nostre panne per conto terzi, che pesano circa il 30% del business e hanno un trend in aumento in particolare sui mercati più maturi”.

A parlare del settore delle panne e delle creme è Francesco Casula, Direttore Generale di IFFCO Italia, sede territoriale della multinazionale con sede a Dubai, nel nostro Paese conosciuta in particolari per due prodotti dai nomi iconici: “Spray Pan”, panna dairy, e “Hulalà”, panna di origine vegetale. Accanto, naturalmente, alle panne tradizionali.

“Il mercato Italia per IFFCO pesa circa il 7% del fatturato, il resto dell’incoming si sviluppa all’estero – riassume Casula -. Siamo presenti in 40 mercati con panne da montare e da cucina e ci rivolgiamo sia al mercato B2C attraverso il retail che al segmento B2B dei professionisti. Siamo fra le poche aziende in Europa che utilizzano la tecnologia spray, con un’elevata componente di servizio”.

Fondata alla fine degli anni Sessanta, l’azienda dal 2017 è di proprietà di IFFCO Italia. Oggi sviluppa un fatturato di 100 milioni di euro (dato 2023), con 150 dipendenti.

“Tutta la produzione di panne è localizzata in Italia – afferma Casula – con un export caratterizzato da rotte storiche come l’Europa Centro Orientale, il Regno Unito, la Spagna, partner strategici in mercati di riferimento come Sudafrica, America Latina, Giappone, Filippine, per non parlare del Medio Oriente, area di particolare rilevanza, avendo Iffco il proprio head quarter a Dubai”.

Per il futuro, Casula ipotizza fra gli scenari possibili un ampliamento della forbice dei costi fra il segmento delle panne e dei prodotti di origine animale e quello delle produzioni di origine vegetale, con uno spostamento delle vendite dairy nei mercati più alto-spendenti.

In futuro, inoltre, potrebbe subire delle modifiche anche il bacino di approvvigionamento del latte. “Se guardiamo all’Italia, la concentrazione produttiva delle stalle e dei volumi di latte in Lombardia e nel Nord Italia appare un processo consolidato, così come a livello europeo le difficoltà di ricambio generazionale e di manodopera altamente specializzata potrebbero portare una flessione o, almeno, un non incremento dei volumi produttivi, che potrebbero avere conseguenze sui mercati”.

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