“La domanda mondiale di formaggio continua a crescere, ma gli esportatori di prodotti lattiero-caseari statunitensi si trovano ad affrontare ostacoli politici poiché l’Unione Europea limita l’uso di nomi comuni”. Questa è la posizione del responsabile politica commerciale della potente National Milk Producers Federation, per cui il settore caseario statunitense ha il potenziale per conquistare nuovi spazi di mercato ma si scontra con gli ostacoli al commercio posti dall’UE per la sua pretesa di confiscare nomi comuni di alimenti e bevande attraverso l’uso improprio delle norme sulle indicazioni geografiche (IG) e degli accordi di libero scambio.
La possibilità di usare liberamente dei nomi ritenuti generici ha portato alla creazione nel 2012 del Consortium for Common Food Names (CCFN), che esprime la voce di tutto il settore dairy, può contare su grandi appoggi al Congresso ed ha notevoli risorse economiche. Ciò permette al CCFN di presidiare i vari consessi mondiali dove si dibatte sulle Indicazioni Geografiche, dall’Organizzazione mondiale del commercio OMPI/WTO, al Codex Alimentarius, alla FIL-IDF solo per citarne alcune, e di contrastare le richieste di registrazione dei marchi DOP ed IGP da parte dei Consorzi nei Paesi Terzi. L’obiettivo sarebbe raggiunto se fosse approvato il SAVE Act (Safeguarding American Value-Added Exports), norma presentata al Congresso lo scorso anno che prevede di stilare una lista dei nomi ritenuti comuni e di attivare accordi, memorandum d’intesa ed altri strumenti per garantire che i produttori statunitensi possano utilizzarli per i loro prodotti.
È evidente come le posizioni sulle due sponde dell’Atlantico siano divergenti: da una parte le Indicazioni Geografiche protette, dall’altra nomi di pubblico dominio. Le dispute su nomi quali Parmesan, Asiago, Fontina, Feta, Gruyère, lo evidenziano.
Ricercare una soluzione che consideri le diverse realtà e tradizioni
I punti di convergenza potrebbero esserci:
- nomi che sono già di uso comune. Ad esempio, per Pecorino, Canestrato, Mozzarella, Provolone, ma anche Camembert e Brie, anche per la UE la protezione non è richiesta.
- coesistenza fra nome IG e nome comune. È un principio riconosciuto in accordi commerciali di libero scambio sottoscritti dalla UE con i Paesi terzi. Il CETA del 2016 col Canada prevede, ad esempio, che denominazioni quali Parmesan od Asiago possono continuare ad essere usate per un formaggio canadese se l’impresa lo utilizzava legalmente 5 anni prima dell’accordo e senza indicare nessun riferimento all’Italia.
- denominazioni geografiche proprie degli USA. Esistono già gli esempi di denominazioni quali le patate dell’Idaho od il caffé di Kohna nelle Hawaii. Per i formaggi una denominazione potrebbe essere il Monterey Jack, ottenuto dal XIX secolo a Monterey in California. Oppure, sarebbe troppo pensare ad un “Wisconsin canestrato” o ad un “Vermont camembert”?
Anche qui, saggezza vorrebbe che si cercasse prima ciò che unisce piuttosto che ciò che divide.
Fonte: AGPROUD