Di: Mirco De Vincenzi ed Ester Venturelli
L’Italia ha un’autosufficienza per il consumo complessivo di latte del 92% circa. Per questo è necessario importare semilavorati, prodotti finiti e latte sfuso durante l’anno. Le quantità di latte sfuso aumentano quando si produce meno, specialmente nel periodo autunnale oppure, come in questa fase tardo primaverile ed estiva, quando vi è maggior domanda di latte dalle Imprese del Sud Italia per produrre formaggi freschissimi.
Il latte sfuso importato entra, quindi, nel mercato del latte spot italiano.
Il Latte Spot è latte non contrattualizzato (o con contratto di somministrazione non superiore ai tre mesi) e rappresenta una parte limitata del latte scambiato nel mercato. Le quantità importate erano diminuite tra il 2020 e il 2022 a causa di una carenza di materia prima soprattutto in Germania, primo fornitore per l’Italia. Nel 2023, l’import di latte ha registrato un aumento delle quantità del +46,9% e un ulteriore +16,4% nei primi due mesi del 2024.
Il prezzo del latte spot subisce variazioni repentine legate ad un mercato molto più immediato rispetto al prezzo del latte alla stalla, soggetto invece a periodi contrattuali più lunghi. Gli elementi più determinanti sono la disponibilità di latte in Italia e nei Paesi fornitori, quindi la stagionalità delle produzioni, e i ricavi da SMP e Burro.
Nell’ultimo mese, il prezzo del latte spot ha registrato un aumento (quattro rialzi in Borsa merci sulle piazze di riferimento nazionale di Milano e di Verona), sostenuto da una crescita dei ricavi ottenuti dalla trasformazione in SMP e Burro, specialmente per un prezzo in crescita della materia grassa.