Pericolo dazi USA: sarà crisi per i nostri Formaggi? [intervista]

Attilio Zanetti, vice Presidente della European Dairy Association, la federazione europea con sede a Bruxelles che riunisce tutte le associazioni nazionali europee dell’industria casearia, e di cui Assolatte è membro, ci confida le sue preoccupazioni per le tensioni commerciali tra Unione Europea, Stati Uniti e Cina che rischiano di colpire pesantemente il settore caseario italiano.

Attilio Zanetti, vice Presidente di EDA (European Dairy Association)

Attilio Zanetti, vice Presidente di EDA
(European Dairy Association)

La Zanetti S.p.A. è la più grande esportatrice di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, e la minaccia dell’imposizione di dazi sui formaggi italiani da parte del Presidente Trump sembra sempre più reale. A che punto siamo e quali sono i rischi per il settore?

“Lo scorso 9 aprile l’Office of United States Trade Representative ha diffuso una lista di prodotti europei che potrebbero essere soggetti a dazi aggiuntivi a seguito della disputa UE-USA legata ai casi Boeing-Airbus. Nella lista sono presenti – tra gli altri – burro, yogurt e alcuni formaggi. Quelli al momento coinvolti sono l’Asiago, la Fontina, la Mozzarella di Bufala Campana, i Pecorini, il Taleggio, alcuni freschi e i fusi.

Gli USA rappresentano, per i formaggi italiani, il primo mercato di sbocco extra UE

Nonostante ancora non si conosca l’entità delle imposte che gli USA intenderebbero introdurre, l’applicazione di dazi aggiuntivi rispetto a quelli già previsti rappresenterebbe un duro colpo per le esportazioni di prodotti lattiero caseari italiani in USA, primo mercato di sbocco extracomunitario per i formaggi italiani, che copre il 10% del valore complessivo delle nostre vendite estere. Ricordo che nel 2018 le aziende italiane hanno esportato più di 31 milioni di chili di formaggio, 44 mila chili di burro e 19 mila chili di latti fermentati, per un valore complessivo di più di 273 milioni di euro.  Già oggi l’export di formaggi verso gli USA è soggetto a dazi mediamente alti (si va dal 6 al 25%) e pochi dei nostri prodotti sono esenti da barriere tariffarie.

Uno di questi è il Pecorino che è, per l’ appunto, uno dei prodotti interessati dalla misura daziaria. Se l’iniziativa dell’amministrazione USA dovesse essere confermata, registreremmo di certo un calo delle esportazioni di pecorino italiano, con effetti duraturi sulla crisi della filiera del Pecorino Romano, che è nata proprio dalla combinazione di un eccesso di offerta e una drastica diminuzione della domanda statunitense (-40% lo scorso anno), il più grande mercato estero di questo prodotto.  Ad oggi nella black list USA non sono presenti Gorgonzola, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, ma gli ultimi accadimenti dimostrano che è l’intero comparto caseario ad essere a rischio.

Vista l’imprevedibilità delle decisioni del Presidente Trump, dobbiamo prepararci al peggio

Assolatte ha organizzato incontri con le istituzioni italiane ed europee, sono stato a Roma a parlare con il Ministro Centinaio e a Bruxelles per investire della questione anche la Commissione europea, ma purtroppo le prospettive non sono positive. Nell’imprevedibilità delle decisioni del Presidente Trump e delle sue scelte di politica industriale e commerciale, legate non solo ai formaggi ma a questioni più ampie come la riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio e le relazioni con la Cina, dobbiamo purtroppo prepararci al peggio.”

 

Sembra un quadro perfetto per i produttori di Parmesan…

Le organizzazioni di Produttori USA si sono mobilitate per chiedere il blocco delle importazioni dei formaggi europei

“Certamente, quella che per noi è la tempesta perfetta, per i produttori di Parmesan è un’occasione imperdibile e sono intenzionati a non farsela scappare. Il Consortium of Common Food Names (CCFN), organizzazione che rappresenta i produttori USA, e la National Milk Producers Federation (NMPF) si sono mobilitati per chiedere a Trump non solo di applicare effettivamente i dazi proposti, ma anche di prendere in considerazione l’ipotesi di bloccare tout court le importazioni di formaggi europei dal momento che l’UE, semplicemente tramite la tutela che accorda alle proprie IIGG, bloccherebbe di fatto il mercato UE ai produttori americani, laddove invece i produttori europei sarebbero fortemente avvantaggiati sul mercato USA (come dimostrato, secondo loro, dal disavanzo commerciale).

Le tesi dei nostri competitor americani sono naturalmente fantasiose.  In ragione del principio di territorialità, per esportare e commercializzare prodotti – nell’Unione Europea così come negli Stati Uniti -  siamo tutti obbligati a rispettare le regole proprie dell’ordinamento in cui operiamo, senza violare i diritti di terzi o imporre nostre regole. Per esportare negli Stati Uniti i produttori italiani sono tenuti a rispettare le norme americane senza metterne in discussione l’ordinamento e lo stesso viene chiesto agli statunitensi che invece contestano l’intero sistema delle indicazioni geografiche. In più, aggiungo che i Consorzi di Tutela italiani, nel pieno rispetto delle regole imposte dagli Statuti Uniti d’America, in piena conformità alle regole proprie del sistema WTO, hanno  chiesto ed ottenuto negli USA, conformemente alla legislazione del luogo la protezione delle denominazioni registrandole come “trade mark”.

Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano negli Stati Uniti sono quindi marchi registrati, purtroppo altri formaggi non hanno provveduto alla registrazione ad esempio Gorgonzola, Asiago, Fontina, tanto per citarne alcuni, e quindi queste denominazioni sono utilizzate liberamente e legalmente dai produttori USA per denominare le copie prodotte localmente.

Importare nella UE formaggi americani è possibile e legittimo


Il consortium lamenta di non poter esportare nella Unione Europea i formaggi di cui sopra, cosa assolutamente non vera: l’importazione nell’UE di formaggi americani è possibile e legittima, ciò che non è legittimo è l’utilizzo di denominazioni che nella Unione Europea sono protette conformemente alle nostre leggi.

Gli argomenti del Consortium of Common Food Names sono quindi completamente privi di fondamento, ma rischiano di essere accolti dall’amministrazione Trump per ragioni elettorali.
Sarebbe un grave danno per il nostro settore, ma anche per i consumatori americani.”

CLAL.it - Export UE di Formaggio

CLAL.it – Gli Stati Uniti rappresentano, per l’UE-28, il primo mercato di sbocco nel settore dei Formaggi

CLAL.it - Dettaglio dell'export di Formaggi Italiani verso gli Stati Uniti

CLAL.it – Dettaglio dell’export di Formaggi Italiani verso gli Stati Uniti

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