Amazon, dal virtuale al reale. Quali opportunità per l’Italian dairy?

L’acquisto della catena di supermercati di lusso e del biologico Whole Foods da parte di Amazon per 13,7 miliardi di dollari innesca inevitabilmente alcune riflessioni. Non tanto sull’investimento monstre sborsato dal colosso di Jeff Bezos, quanto piuttosto per l’apertura di Amazon – gigantesca piattaforma che ha rivoluzionato il commercio aprendo all’on-line – ai negozi fisici.

È terminata l’era del commercio digitale puro? Anche Zalando, colosso dello shopping virtuale nel campo dell’abbigliamento, ha avviato un percorso, per ora in fase embrionale, di omni-canalità, aprendo aree per l’acquisto digitale in store fisici, alleandosi con il marchio Adidas.

È il mercato, bellezza. I consumatori dettano la linea, i tempi, le modalità di acquisto e dunque i modelli di vendita. Quali riflessi avrà la strategia di Amazon sul modello italiano di vendita nell’agroalimentare?

Partiamo dalla seconda domanda: il settore della distribuzione, in Italia, ha sempre sofferto di nanismo rispetto alle grandi catene estere. Lasciamo stare Wal-Mart, che con 4.700 punti vendita è la catena di distribuzione più grande degli Stati Uniti, e che ha lanciato la scommessa della “consegna veloce” (one-hour delivery), sfruttando gli spostamenti in automobile dei propri dipendenti; basta paragonare le imprese italiane con quelle francesi come Carrefour e Auchan, vere e proprie portaerei per l’export del Fabriqué en France.

Il futuro di Esselunga, scomparso quel genio di Bernardo Caprotti, potrebbe essere la quotazione in Borsa. Mentre Coop è approdata in Cina, dopo l’accordo siglato con WeChat, la piattaforma più diffusa nella Repubblica Popolare, con oltre 880 milioni di utenti attivi. L’obiettivo è quello di promuovere i prodotti a marchio Coop e allargare la propria rete di business partner a cui affidare la commercializzazione.

Le proiezioni di crescita lasciano ben sperare: in Cina le vendite tramite smartphone sono superiori ai 500 miliardi di dollari.

L’altra frontiera riguarda le vendite online, le consegne a domicilio e i negozi senza cassa. Basterà infatti una app per pagare, e forse nemmeno quella, visto che vi sono concept store in cui l’uomo è seguito nei suoi acquisti da telecamere che automaticamente inviano i dati a una cassa virtuale.

In questo scenario altamente dinamico, ci saranno opportunità per il lattiero caseario Made in Italy? Senz’altro. Al di là e al di qua dell’oceano. Purché non ci si dimentichi di migliorare il sistema della logistica e promuovere la cultura dei formaggi italiani.

Fonte: Just Food

CLAL.it - Italia: Export dei principali Formaggi

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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Pubblicato in Strategie di Impresa

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