Una casa sicura per i nostri soci [Intervista al D.G. Cerato - Latterie Vicentine]

Piero Cerato -

Piero Cerato – Direttore Generale di Latterie Vicentine

Continuare ad investire per razionalizzare i costi e la spesa energetica, sostenere le stalle e i prodotti di montagna, magari attraverso normative più eque verso i territori svantaggiati, e un nuovo dialogo attraverso i social network per un dialogo costruttivo con i consumatori e per sviluppare soluzioni utili anche in chiave di e-commerce.

Sono queste alcune delle strategie che rientrano, per il direttore generale di Latterie Vicentine, Piero Cerato, nella missione chiave della cooperativa: “Rappresentare una casa sicura per i nostri soci, oggi e anche domani”.

I numeri attuali ci dicono che i soci conferenti a Latterie Vicentine sono oltre 250, con 115 milioni di litri di latte lavorati e una preponderanza verso le grandi indicazioni geografiche del territorio: Asiago Dop e Grana Padano Dop, che assorbono indicativamente 59 milioni e 43 milioni di litri di latte, ai quali si devono aggiungere circa 11,2 milioni di litri di latte alimentare nel segmento del fresco e dell’Uht e una quota annuale intorno ai 2 milioni di litri che viene collocata sul mercato, in base alle necessità e alla situazione congiunturale.

Subito una domanda difficile. Cosa prevede per il prezzo del latte?

“Mi lasci sottolineare che veniamo da un anno in cui è successo tutto e il contrario di tutto a una velocità incredibile, per cui diventa difficile dare una risposta esaustiva e senza rischi di essere smentiti. Ritengo, da quanto sta accadendo, che il prezzo del latte alla stalla si aggirerà su valori di 40-41 centesimi al litro, almeno per i prossimi sei mesi. Vedo in leggero recupero il mercato guidato dal Grana Padano, per cui prevedo che il valore alla stalla possa mantenersi sostanzialmente in equilibrio fra 40 e 41 centesimi.

Per il latte spot è più un azzardo, ma se si manterrà a livello strutturale una situazione analoga a quella attuale in alcuni paesi europei, che sono in parte deficitari o hanno rallentato le consegne di latte e la produzione italiana resterà sostanzialmente stabile sui livelli attuali, ritengo che il latte spot possa restare tra i 43 e i 45 centesimi al litro per i prossimi 3-4 mesi. Oltre non mi sbilancio, perché sono troppe le variabili”.

In questa fase di rincari su più fronti (dall’energia agli imballaggi) come cercate di contenere i costi?

Ottimizzazione delle produzioni e contenimento dei costi energetici


“Esercitando tutto quello che è possibile attuare nelle economie di produzione. Devo riconoscere che Latterie Vicentine è stata virtuosa negli anni precedenti, puntando al contenimento dei costi energetici e realizzando due impianti per la produzione di energia elettrica dai pannelli solari.

Abbiamo realizzato un nuovo impianto per la raccolta del latte nel nostro centro di Bressanvido per ottimizzare i costi di energia per il raffreddamento e per la caseificazione, grazie a serbatoi nuovi e a un impianto di refrigerazione implementato. Lo scopo non è solo legato all’efficienza produttiva, ma anche al controllo di costi. Abbiamo investito in questa e in altre operazione di rinnovamento circa 2 milioni di euro nel 2021 e nel 2022 investiremo una cifra analoga, per proseguire il percorso di ottimizzazione delle produzioni e contenimento dei costi energetici”.

Cosa farete, nello specifico?

“Metteremo mano ai depuratori, termineremo i lavori di ammodernamento nel caseificio di Bassano del Grappa per la produzione di Grana Padano, sostituiremo gli impianti di condizionamento dei magazzini di stagionatura. Inoltre, abbiamo pianificato l’acquisizione di macchinari di ultima generazione per il centro di confezionamento e per ottimizzare i cicli produttivi”.

L’85% della vostra produzione è orientata sulle Dop. Qual è la quota export?

“Come sa, Latterie Vicentine è stata tra i fondatori dalla cooperativa Agriform, per cui l’esportazione dei nostri formaggi avviene tramite una società collegata. Con la fusione di Agriform e Parmareggio è nato il più grande polo produttivo delle Dop. Quanto ai numeri, esportiamo circa il 50% del Grana Padano e l’8% dell’Asiago. È oggettivamente più complesso, nonostante la qualità e le peculiarità e la rinnovata forza comunicativa del consorzio, esportare l’Asiago, perché ha una shelf-life più limitata rispetto al Grana Padano e soffre una competizione più accesa con altri formaggi che hanno una consistenza simile”.

Che cosa cercano prioritariamente i vostri partner commerciali?

“Stiamo attraversando una fase di cambiamento. L’italianità del prodotto è un aspetto fondamentale, riconosciuto come un grande valore e, per questo, molto ricercata. Oggi, seppure appunto ci venga riconosciuta la capacità di fare formaggi di alta qualità, notiamo che sempre più spesso le grandi catene richiedono un impegno sempre maggiore riguardo alla sostenibilità, considerata ormai un pre-requisito e un driver di scelta. È per questo che come Latterie Vicentine stiamo lavorando molto sulla sostenibilità e sulle certificazioni, anche in tema di benessere animale, altro elemento discriminante per la vendita”.

Per rispondere a queste nuove esigenze di mercato fate formazione agli allevatori?

Coinvolgiamo i giovani Allevatori sulla sostenibilità ed il benessere animale


“Sì, per quanto ci è possibile, cerchiamo di coinvolgere il mondo allevatoriale, in particolare i giovani, per far loro capire che i tempi stano cambiando e che l’attenzione alla sostenibilità, al benessere animale e alla qualità delle produzioni sono una strada obbligata”.

La Commissione europea promuove il biologico come soluzione di sistema e come modello per migliorare la sostenibilità ambientale, economica e occupazione. Quali sono gli spazi che dedicate al bio? Pensate di crescere o ritenete più opportune altre strade per migliorare la sostenibilità?

“Abbiamo creduto al biologico già alcuni anni fa, quando abbiamo colto l’adesione di un progetto sul biologico rivolto alle aziende dell’area pedemontana e della zona montana. Tuttavia, ci siamo scontrati nel tempo con le esigenze del mercato, soprattutto quello interno, che sembra non essere del tutto ricettivo nei confronti dell’offerta del bio.

Relativamente alla produzione di formaggio, siamo stati i precursori dell’Asiago biologico, essendo di gran lunga i più grandi produttori in termini di forme. In questo contesto ci è stato di aiuto il rapporto costruttivo stretto con Coop, che ha creduto nel progetto. Abbiamo anche dato impulso alla filiera del Grana Padano bio e quest’anno produrremo circa 3.000 forme. Non è una strada sempre facile, ma siamo convinti che possa offrire valide soluzioni, come ha riconosciuto la stessa Commissione europea, per quelle aziende che non avrebbero strade alternative”.

Avete un sistema di e-commerce per il pre-ordine e il ritiro negli spacci sul territorio. Che risultati state avendo? Ci sarà anche un’evoluzione?

“L’impulso all’e-commerce ci è stato dato dal lockdown, che ci ha obbligato a velocizzare un processo che sarebbe credo comunque avvenuto, anche se con tempi più lunghi, avendo sei spacci dislocati prevalentemente nel territorio vicentino.

Stiamo studiando una formula più evoluta di e-commerce, che dovrebbe debuttare entro l’estate. Stiamo collaborando per migliorare la catena del freddo e desideriamo scendere in campo con soluzioni vantaggiose per il consumatore e non banali, proprio per essere efficaci in termini di servizio offerto”.

Avete canali social? Che dialogo e avete e che indicazioni utili riuscite ad ottenere grazie ai social?

“Facciamo comunicazione di marketing tramite Facebook e Instagram. In futuro ci serviremo delle opportunità dei social per implementare l’e-commerce e avere un dialogo costante e proficuo con i nostri follower”.

La vostra cooperativa svolge un ruolo determinante per il presidio e la tutela del territorio in montagna. Di cosa avrebbero bisogno le stalle per vivere serenamente?

Il Prodotto di Montagna resta un nodo da sciogliere


“A chi produce latte in alpeggio e agli allevatori del biologico come cooperativa assicuriamo una premialità specifica. Non riusciamo, però, a fare quanto vorremmo, perché dobbiamo fare i conti con un dividendo e un conto economico unico.

Resta il fatto che ci sarebbe la necessità di sostenere in maniera diretta queste aziende, assegnando magari un contributo allo sfalcio o ai soci per i costi maggiori che devono sostenere nel loro ciclo produttivo. Il bosco sta divorando le aree coltivate. Per noi la montagna è molto importante e per me, che vengo dall’Altopiano, è un aspetto connaturato alla mia natura. Non abbiamo abbandonato gli allevatori della montagna, andiamo a raccogliere il latte anche nelle piccolissime stalle, per onorare anche la missione della cooperativa. Sinceramente, però, sono molto preoccupato per le difficoltà di ricambio generazionale. In quest’ottica, un plauso ai cugini di Lattebusche, per come hanno saputo valorizzare un territorio difficile come quello montano.

Come Latterie Vicentine abbiamo voluto creare delle linee specifiche di Asiago Dop, che avessero le caratteristiche del territorio ed è con questo spirito che abbiamo realizzato l’Asiago Dop 7 Malghe, prodotto esclusivamente con il latte intero proveniente dalle malghe dell’Altopiano di Asiago.

Resta tuttavia un nodo da sciogliere, che ci penalizza. Sarebbe opportuno superare gli ostacoli e arrivare a una norma che consenta di utilizzare la denominazione di Latte di Montagna o di Prodotto di Montagna anche non avendo lo stabilimento in montagna, purché naturalmente la materia prima provenga da stalle di montagna”.

 

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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Pubblicato in Ambiente, Biologico, DOP / IGP, Grana Padano