A fianco delle proteine animali, latte e carne, compaiono sempre più alimenti da fonti alternative che sono percepite in modo più empatico, accattivante e che trasmettono un messaggio di innovazione e vitalità. Il marketing fa la sua parte in questo, ma è indubbio che il cibo costruito partendo da semi o piante possa essere modellato in funzione del consumatore.
Oltre alla crescente simpatia verso il vegetale, l’impatto dell’allevamento animale e la sua sostenibilità per rispondere alla crescente domanda alimentare, rappresentano un serio problema da risolvere. Occorre aumentare le conoscenze per capire se ed in che modo è possibile ottenere elementi nobili quali le proteine da fonti più povere, con alta resa, poco dispendio energetico, senza problemi sanitari, limitando le ricadute ambientali, a costi accessibili, per alimenti buoni e gustosi, e che comunque non siano delle pillole.
L’investimento scientifico è la chiave di volta
La chiave di volta per risolvere il problema non può che essere lo studio e dunque l’investimento scientifico, tecnologico ed economico. È una dinamica già avviata con i
food incubators ed i
food accelerators su cui tante aziende stanno investendo perché ne va del loro futuro. Ne va però del futuro generale del sistema alimentare e per questo anche la ricerca pubblica vi investe, come dimostra il
progetto “Smart Protein” finanziato per 8 milioni di Euro dalla
Commissione Europea per sviluppare la produzione di proteine da piante, funghi, scarti alimentari, biomasse. L’obiettivo è di arrivare ad avere sul mercato nel 2025 prodotti similari di carne, pesce, formaggi. Verranno studiati aspetti relativi alla chimica ed alla fisica nelle varie interazioni proteiche e costitutive dei nuovi alimenti, in modo da ottimizzarne la funzionalità per il consumatore. L’attività di 33 partecipanti da 21 Paesi di Europa, Israele, Nord America, Thailandia, Nuova Zelanda operanti nei settori della produzione e della ricerca, coordinati dall’University college di Cork, Irlanda, permetterà di
valutare la catena del valore dell’intero ciclo alimentare, dalla produzione al consumo. Verranno anche studiati aspetti quali il
mantenimento della fertilità del suolo attraverso pratiche di agricoltura rigenerativa più resilienti verso i cambiamenti climatici, in modo da indirizzare gli agricoltori nelle loro scelte future.
Produzione alimentare, sostenibilità e resilienza della supply chain migliorando le competenze e creando nuove opportunità di lavoro. La nuova frontiera è nel contesto della bioeconomia, per avere prodotti “intelligenti” ma sempre vicini all’ambiente ed alle persone.
Fonte: European Commission
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