Nell’era di Internet l’emotività prevale sulla razionalità
Nell’era di Internet, informazione e
fake news sono sempre più collegate per cui diventa difficile sia per il consumatore avere una reale percezione del cibo, sia per le imprese trasmettere il valore reale dei propri prodotti. Dunque, se da un lato le leggende metropolitane superano la realtà dei fatti, dall’altro
la comunicazione prende il posto della informazione ed in entrambi i casi
prevale l’emotività rispetto alla razionalità. Secondo il Commissario UE alla salute, dato che i temi della sicurezza e della qualità alimentare toccano direttamente ogni persona, in un’epoca caratterizzata da disinformazione e
fake news diventa essenziale
assicurare una informazione corretta ed accurata.
Prendiamo l’esempio dei pesticidi: il solo nominarli suscita preoccupazione nei consumatori, ma queste sostanze sono essenziali per curare le malattie delle piante. Dunque non vanno demonizzati ma regolamentati in modo da renderli sostenibili, in modo trasparente.
Occorre costruire una filiera alimentare e norme che contrastino la disinformazione nei fatti
Diversi soggetti, purtroppo, diffondono però informazioni errate, ma queste
fake news sembrano avere maggior presa sui consumatori rispetto all’informazione scientifica, il che è il paradosso del nostro tempo, per cui occorre costruire una filiera alimentare ed un sistema normativo che contrastino nei fatti la disinformazione. La polemica sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato ha alimentato varie iniziative per una decisione ritenuta essere come una concessione ad interessi contrastanti rispetto a quelli dei cittadini. Questa sensibilità non deve essere ignorata e per questo, a livello legislativo, si è sviluppato il processo di
revisione della normativa alimentare UE per migliorare anche la trasparenza del modello di valutazione del rischio ed aggiornare il ruolo dell’EFSA (European Food Safety Authority).
Nel rapporto “European consumer trends”, l’istituto per le indagini di mercato Mintel afferma la necessità di adottare una trasparenza radicale nei processi produttivi delle imprese, per rendere conto delle proprie attività e dei relativi prodotti con una informazione semplice, diretta e comprensibile. Che deve essere però soprattutto reale.
Fonte: Commissione Europea

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