Il contoterzismo, un’opportunità per l’agricoltura del futuro?

L’Opinione di Matteo Bernardelli, giornalista agricolo

Che la rivoluzione digitale in agricoltura sia in atto lo dicono i numeri: 1,6 miliardi di euro di investimenti in Italia nel 2021 (+23% sul 2020), trascinati dagli incentivi Agricoltura 4.0; un utilizzo sempre più diffuso di strumenti in grado di raccogliere dati, elaborarli e processarli. I vantaggi sono molteplici: riduzione dell’impatto ambientale, taglio dei costi, maggiori informazioni utili alla collocazione del prodotto agricolo e alimentare, grazie a strumenti in grado di “raccontare” la vita dal campo alla tavola, rispondendo così alle esigenze dei consumatori, che di un alimento vogliono innanzitutto sapere se ha rispettato i parametri di sostenibilità, cercano la provenienza (e il Made in Italy ha punti in più, abbiamo visto), dando per scontato come prerequisito la qualità.

Rispondere alla nuova società con la Blockchain

Non dimentichiamo che, secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano, oltre metà degli italiani (53%) ricerca sempre o spesso informazioni legate alla tracciabilità del cibo che acquista e il 35% lo fa ogni tanto. Poter disporre di una Blockchain consente di rispondere alle curiosità e alle aspirazioni della nuova società dei consumi.

La strada dell’innovazione, tra burocrazia e ostacoli vari, non è così lineare, tanto che solo il 6% della superficie agricola italiana è coltivata attraverso strumenti di Digital Farming, seppure i vantaggi siano innegabili e permettano di costruire una filiera integrata e più completa a livello di informazioni.

Agricoltura 4.0: è possibile fare di più?

I numeri presentati dall’Osservatorio Smart AgriFood dicono che il 60% degli agricoltori italiani nel 2021 utilizza almeno una soluzione di Agricoltura 4.0 (+4% rispetto al 2020), e oltre quattro su dieci ne utilizzano almeno due, in particolare software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine. Chi fa uso di tali strumenti, inoltre, ha un grado di soddisfazione particolarmente elevato, perché ne trae vantaggi che si riverberano, appunto, su un più ampio spettro di informazioni utili alla gestione dell’impresa, consentono di ridurre i costi, di razionalizzare l’utilizzo degli input, di irrigare quando necessario, di fare i trattamenti in campo nel momento migliore, di essere precisi, puntuali e quasi chirurgici negli interventi. È possibile fare di più? Indubbiamente sì. Ma come?

Vi sono due strade, essenzialmente, che possono essere battute. La prima è legata all’introduzione in azienda di strumenti che hanno costi contenuti, ma molto utili, come ad esempio le centraline meteo, che consentono di rilevare il grado di umidità nell’aria, nei terreni, suggeriscono quando è ora di irrigare, rilevano le temperature e consentono così di costruire un quadro legato agli andamenti meteo-climatici, così da permettere alle imprese di essere più resilienti. È un primo passo, che porta risultati percepibili in chiave di razionalizzazione nella gestione di alcune attività.

Una seconda soluzione guarda al ricorso della cosiddetta agricoltura in outsourcing e potrebbe aiutare a far crescere la percentuale di terreni gestiti tramite agricoltura di precisione e sistemi di Digital Farming.

La terziarizzazione dei servizi è un comparto che vale – secondo i dati del Crea-Mipaaf – oltre 7 miliardi di euro fra attività in contoterzi professionale (cioè imprese agromeccaniche pure) e attività connessa (nella formula di agricoltori che svolgono anche attività verso altre imprese agricole).

È una soluzione sempre più apprezzata dalle imprese agricole e, per alcune operazioni, ormai ineluttabile. Quante imprese agricole possono permettersi una mietitrebbia o una trincia, del valore di oltre 500mila euro? La prossima Pac richiederà un livello di attenzione all’ambiente ancora più elevato, ma quanti allevatori potranno investire centinaia di migliaia di euro per macchine dedicate all’interramento dei reflui con sistemi ombelicali in grado di distribuire i reflui zootecnici in base all’effettivo fabbisogno del terreno?

Terziarizzare per risparmiare tempo e soldi

Nei Paesi Bassi da tempo gli allevatori ricorrono alle imprese in conto terzi addirittura per la distribuzione della razione alimentare nelle stalle, con un duplice beneficio: risparmiare tempo da dedicare ad altre attività aziendali, alla famiglia, agli hobby, alla commercializzazione dei prodotti, all’informazione, eccetera, e risparmiare i soldi per acquistare il carro unifeed, che è di proprietà e gestito da imprese agromeccaniche o cooperative di servizi, che lo impiegano in diverse stalle, ammortizzando così più efficacemente la spesa.

Anche il contoterzismo agricolo si è evoluto (in alcuni casi gestiscono le operazioni inerenti a biogas e biometano) e ha inevitabilmente dovuto anticipare le esigenze di un’agricoltura ad alto valore aggiunto come quella italiana, caratterizzata da una dimensione poderale media più ridotta rispetto a Francia o Germania.

Come assecondare la crescita dell’agricoltura di precisione, la diffusione di nuovi servizi, una nuova alleanza fra imprese agricole o allevamenti e imprese agromeccaniche? Col dialogo, elaborando progetti di filiera o di distretto in cui ciascuno possa giocare un ruolo definito e altrettanto cruciale per una crescita equilibrata del settore, con margini di guadagno correttamente definiti. Nell’agricoltura del futuro non c’è spazio per l’isolazionismo, lo sviluppo delle aree rurali passa dalla collaborazione.

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

Pubblicato in Agricoltura, Allevamento, Blockchain