Con la variabilità delle quotazioni dell’asta quindicinale Global Dairy Trade (GDT), una produzione di latte in aumento e la crescente pressione per la tutela ambientale, gli allevatori neozelandesi si interrogano sul modello di sviluppo da seguire. Nell’ultimo mese la produzione di latte è cresciuta del 2.7% rispetto ad un anno fa, una tendenza consolidata se non accadranno fenomeni negativi quali la siccità.
Infatti, specialmente nelle regioni dove non ci sono sistemi irrigui ed il pascolo è diffuso, le condizioni meteorologiche rappresentano un fattore di incertezza e per questo sono monitorate attentamente in modo da prevedere l’impatto sulla produzione di latte.
Resta poi la questione ambientale, tema molto sensibile, che interroga in particolare l’allevamento bovino da latte, un sistema che si è notevolmente sviluppato negli ultimi anni, divenendo un settore primario di sviluppo per il paese. L’impegno del governo a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di carbonio al 2050, comporterà notevoli investimenti per gli allevatori.
Tutti questi fattori determinano una incertezza sul futuro di un settore ritenuto fragile anche per gli aspetti finanziari quali l’indebitamento che interessa molti produttori ed il rapporto di cambio con dollaro USA ed euro che influenza la competitività sui mercati all’export. Se ora un’azienda dovesse decidere fra produrre latte o vegetali, probabilmente sceglierebbe la seconda opzione.
I ribassi nelle quotazioni delle commodity, in particolare le polveri (WMP in testa), prodotti che caratterizzano l’export della Nuova Zelanda, e l’espansione produttiva della UE stanno probabilmente ridisegnando gli equilibri sui mercati internazionali.
Fonte: Weekly Times