Pakistan: il quarto produttore di Latte al mondo
Con una produzione di quasi 62 milioni di tonnellate, 37 delle quali da bufala, 22,5 da vacche ed il resto da pecore e capre ma anche cammelle (Fiscal year 2019-20, source: Ministry of National Food Security & Research), il Pakistan è il quarto produttore di latte al mondo. Il latte potrebbe essere pertanto una sorta di oro bianco per dare impulso al suo export, basato ora sostanzialmente sul tessile.
Il Paese guarda in primo luogo al grande mercato della vicina Cina dato che, se riuscisse anche solo a coprire l’1% dell’import cinese, potrebbe avere un introito di 23 miliardi di dollari. Secondo la Pakistan Dairy Association, col sostegno pubblico il potenziale export di latte e derivati potrebbe arrivare ad un valore di 30 miliardi di dollari. Interessanti, a tal proposito, la dichiarazione del China Economic Net, per la disponibilità di aumentare l’import di latte e derivati dal Pakistan e il protocollo d’intesa sottoscritto dal gruppo Huiyu con Nestlé Pakistan.
La resa media per vacca è di 14 litri al giorno
Secondo il direttore marketing di Tetra Pak Pakistan, il Paese potrebbe avere un grande potenziale di export a condizione di ristrutturare ed organizzare il sistema produttivo con un grande sforzo pubblico. Le condizioni ci potrebbero essere tutte: molto latte, buone relazioni con Cina, Russia, Paesi del Golfo, crescente domanda internazionale di formaggio, burro e ghee, prodotti che il Pakistan conosce e dei quali ha le capacità di aumentare le produzioni. Le esperienze dei Paesi che hanno sviluppato il settore lattiero caseario rendendolo strategico per l’export, in primo luogo la Nuova Zelanda, possono fornire le best practices necessarie ad una rapida implementazione della filiera lattiero-casearia, il tutto tenendo conto del contesto socioeconomico e culturale locale.
Questo richiede però una precisa strategia di pianificazione e formazione, di investimenti ed incentivi pubblici. Sviluppare il settore lattiero-caseario può essere fondamentale anche per contrastare il problema delle migrazioni dalle aree rurali verso i centri urbani, con problemi che fra pochi anni potrebbero diventare ingestibili nelle grandi città. Ciò significa dare impulso anche alle piccole unità di trasformazione del latte nei villaggi per una rete produttiva in grado di contrastare la malnutrizione e la povertà, promuovendo nel contempo il lavoro femminile, dato che sono per lo più le donne ad essere impegnate direttamente nella cura dei piccoli allevamenti familiari.
Fonte: Dawn