“Il settore lattiero caseario avrà un futuro solo se saprà affrontare la transizione ecologica e gestire una road map verso la sostenibilità ambientale. Penso che saranno queste le sfide per una produzione più efficiente, ma anche fra un decennio avremo un’ampia richiesta di grassi e proteine animali, affiancata da una domanda di proteine vegetali. La carne sintetica, invece, ritengo che rimarrà una nicchia sullo sfondo”.
Nel prossimo decennio, secondo Michele Falzetta, direttore generale della Latteria Soresina, il comparto dairy italiano avrà ancora al centro del proprio sviluppo i formaggi DOP. “Avranno un ruolo significativo sul mercato interno, ma anche esterno con l’immagine del Made in Italy in ambito internazionale – afferma – ma allo stesso tempo come operatori dovremo affiancare alla valorizzazione delle DOP azioni per entrare nel mercato degli ingredienti di origine animale, fornendo prodotti ad alto valore aggiunto per l’industria dolciaria così come per quella farmaceutica e alimentare. Contemporaneamente dovremo lavorare sul piano dimensionale per affrontare nuovi mercati, consapevoli che l’iper-competitività non lascerà spazio a tutti e che, pertanto, poter contare su un know-how solido permetterà di confrontarsi con grandi realtà cooperative e industriali a livello quanto meno europeo. La sfida non potrà essere affrontata da sola, penso che sia giunto il momento di consolidare l’offerta e orientare la cooperazione verso piani di aggregazione, se non direttamente integrati, sicuramente costruendo piattaforme societarie per sfide internazionali”.
È questo l’orizzonte della Latteria Soresina secondo la vision del suo direttore generale. I numeri sono da primi della classe: poco meno di 200 allevatori soci, 500 milioni di litri ritirati all’anno, 550mila forme di Grana Padano (pari al 12% circa delle forme dell’intera area consortile) e 80mila forme di Parmigiano Reggiano lavorate. E poi provolone (DOP e non DOP), burro, latte fresco e Uht.
Il fatturato nel 2019 era di oltre 400 milioni di euro, diminuito nel 2020 a causa del Covid, ma anche di prezzi unitari che nel 2019 erano più alti, di circa l’8,5%, con le esportazioni che hanno registrato un rallentamento di circa il 7 per cento. Il blocco dell’Horeca ha avuto come contraccolpo una diminuzione delle vendite di latte fresco.
Come avete reagito alla pandemia?
Abbiamo ridisegnato le linee produttive per rispondere alle esigenze dei consumatori
“Siamo stati chiamati a compiere immediatamente grandi sforzi, ma non siamo stati fermi. Ci siamo trovati a fare i conti con un impatto del 18% delle assenze di personale nella supply chain, con la necessità di ridisegnare le linee produttive. L’Horeca ferma, d’altronde, ci ha imposto di dirottare buona parte della produzione di latte fresco al latte Uht e a provolone DOP e non DOP. Eravamo a un passo dall’epicentro del Covid, individuabile nell’area di Codogno, fin dal 21 di febbraio. Abbiamo realizzato in autonomia le prime mascherine, quando non si trovavano, abbiamo dovuto rimodulare le pezzature dei prodotti, orientandoci su volumi più piccoli, per rispondere all’esigenza dei consumatori e della grande distribuzione, presa d’assalto per fare scorte in quelle prime fasi”.
Ricorda i trend di vendita di marzo e aprile, i due mesi legati al primo lockdown?
“Certo. Il fatturato di marzo esplose con un +60%, con un’accelerazione incredibile degli ordini, soprattutto dall’estero, mentre in aprile la frenata fu altrettanto brusca: -60%, con tutte le difficoltà legate al rally di gestire ogni giorno circa 1,2 milioni di litri di latte”.
La sospensione, anche se temporanea per quattro mesi, dei dazi aggiuntivi all’export di prodotti lattiero caseari verso gli Stati Uniti quale effetto avrà?
“Innanzitutto ci auguriamo che Unione Europea e USA raggiungano un accordo tale da abolire definitivamente il surplus daziario e non solo per un periodo limitato. È un’ottima notizia. Per Latteria Soresina è un mercato che vale poco più di 10 milioni di euro e che nel 2020, per effetto della pandemia, è arretrato del 30 per cento. Ma gli USA sono un mercato molto reattivo, il piano vaccinale sta viaggiando su ritmi sostenuti e ritengo che l’economia americana si riprenderà molto velocemente”.
Latteria Soresina si è impegnata molto in questi ultimi anni in un percorso di sostenibilità. Quali sono stati i principali progressi?
Azioni per migliorare l’efficienza della nostra filiera integrata
“Siamo una filiera integrata, abbiamo puntato a ridurre innanzitutto il consumo di acqua, non soltanto nei nostri sette stabilimenti, ma anche nelle aziende agricole dei nostri soci. Solo nell’impianto di lavorazione di Stagno Lombardo, nel Cremonese, abbiamo ridotto il consumo di acqua di 40mila metri cubi all’anno. Allo stesso tempo, grazie al sostegno alle energie rinnovabili, gli allevatori hanno ridotto il consumo energetico esterno, sfruttando gli impianti di biogas e fotovoltaici, grazie ai quali abbiamo ridotto di circa 25mila tonnellate all’anno le emissioni di CO2 equivalente. Il bilancio oggi è di circa 24 gigawattora autoprodotti dal circuito di Soresina, contro 22 gigawattora acquistati. Non è tutto. Sostenibilità significa anche attenzione al packaging, in chiave di filiera produttiva”.
Come vi siete mossi?
“Ci ispiriamo alla filosofia delle 4R: riduci, riusa, ricicla e recupera. Siamo impegnati nella riduzione dell’uso della plastica e utilizziamo Pet riciclato al 50%, ma non basta. Con il progetto filiera latte abbiamo promosso azioni finalizzate a migliorare l’efficienza in allevamento, così da accelerare il percorso di sostenibilità ambientale. In questa logica come cooperativa stiamo progettando una App per consentire agli allevatori soci di controllare le emissioni del proprio allevamento attraverso un’auto-misurazione molto semplice”.
È la linea della Commissione europea, con il progetto del Green Deal.
“Sì. Crediamo fortemente alle strategie di transizione ecologica e anche come Latteria Soresina vogliamo raggiungere la neutralità climatica al 2050, arrivando a produrre a emissioni zero. Se sapremo essere proattivi coglieremo le opportunità, se saremo reattivi pagheremo i costi”.
Avete anche una linea biologica. Quale sarà il vostro approccio in futuro?
DOP: più strategiche del biologico
“È un business in crescita, ma non è prioritario per Latteria Soresina, per noi è molto più strategico puntare sul circuito delle DOP, rendendole ancora più sostenibili dal punto di vista ambientale, riducendo i costi di produzione per la filiera e promuovendo prodotti di grande pregio come i formaggi a denominazione di origine protetta”.
Come coinvolgete i giovani allevatori nella vita della cooperativa?
“Abbiamo un Comitato giovani, proprio per favorire il dialogo e l’informazione puntuale e continua delle strategie aziendali, così da creare un network, che estenderemo a tutti gli allevatori soci attraverso il portale e la App. Vogliamo crescere tutti insieme”.
[…] [Intervista al DG Falzetta – Latteria Soresina] | CLAL News […]