Prodotti di marca per far crescere l’export

I prodotti commodity, come ad esempio le polveri per il latte, sono stati il cavallo di battaglia della Nuova Zelanda per imporsi nell’export mondiale. Produrre grandi quantità di materie prime alimentari per i grandi mercati di consumo è stata una scelta che ha esposto i produttori a crescenti, improvvise e pericolose volatilità di mercato. Grandi quantità e bassi prezzi è stato il paradigma che ha continuato a stimolare produzione e commercio internazionale, ma le turbolenze attuali ne dimostrano tutta la fragilità.

Il settore vinicolo, per primo, ha invertito questa tendenza, quando le grandi quantità di prodotto anonimo rischiavano di distruggere l’immagine verso i consumatori e la perdita di qualità.

L’Italia, che non può produrre commodity, ha sviluppato i prodotti caratterizzati dai marchi DOP e con questi ha incrementato notevolmente le esportazioni.

Lo stesso successo per i prodotti caratterizzati da una marca lo dimostrano i dati dell’export agroalimentare inglese. Nel 2015 l’export totale, escluse le bevande alcoliche, è ammontato a 12.3 miliardi di sterline ed è cresciuto nei paesi terzi, mentre nell’Eurozona è leggermente diminuito a causa del rafforzamento della valuta inglese. Il  formaggio, insieme a salmone e cioccolato, rappresenta la categoria più esportata, anche se i maggiori aumenti si sono avuti per i prodotti vegetali freschi  o trasformati.

Il 30.8% del totale viene esportato verso i paesi non UE, in crescita del  6.4% sul 2014, con aumenti a due cifre in paesi quali Arabia Saudita, Giappone ed Australia. L’export verso la Cina è cresciuto del 9% ed il paese asiatico è entrato a far parte delle dieci maggiori destinazioni per i prodotti inglesi.  Se la Gran Bretagna resta il primo paese UE ad esportare tè in Cina,  l’export  di latte UHT è aumentato del 202% , a 19,3 milioni di sterline.   Un esempio significativo è quello di Delamere Dairy, che esporta l’11% della sua produzione in America, Caraibi, Emirati Arabi, Singapore e Cina, paese che rappresenta il 64% del suo export totale.

Dunque bisogna investire sulla marca e, soprattutto, tutelarla.

Fonte: FDF

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Australia, Cina, DOP / IGP, Export, Formaggio, Giappone, UE, UK

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