Recentemente, nel lessico socio-economico, è apparso il termine inglese Vibecession, derivato dalla fusione di vibe (vibrazione, atmosfera) e recession (recessione), usato per descrivere uno scollamento tra la percezione e la realtà della situazione. Comporta un generale sentimento di preoccupazione ed insoddisfazione, col conseguente declino delle energie collettive.
Sfiducia e pessimismo influenzano le scelte di consumo
Eppure questa sensazione di frustrazione non dovrebbe sussistere, dato che dopo la pandemia la macchina si è rimessa a correre con la riduzione dell’inflazione, l’aumento dell’occupazione e di conseguenza della capacità di spesa per cui, in generale, l’economia aggregata è migliore oggi di quella del 2021, nonostante i livelli dei prezzi più elevati. Però sta di fatto che l’ansietà è aumentata.
Per capire meglio queste percezioni, uno studio USA ha analizzato dal 2019 al 2024 i comportamenti d’acquisto di 150.000 persone. È emerso che oggi i consumatori hanno maggiori capacità di spesa e migliori condizioni di prima della pandemia, ma devono anche impegnarsi di più, il che li rende frustrati e stanchi. Inoltre, rispetto al 2021 si è ampliato il divario nelle capacità di spesa tra le varie fasce di reddito e chi si colloca in quella più alta spende relativamente molto di più di chi si trova nella fascia più bassa.
Occorre ripensare il valore del prodotto, non solo il prezzo
Poi bisogna puntare alla fidelizzazione curando le relazioni più che le promozioni: i consumatori vogliono sentirsi ascoltati ed apprezzati.
L’incertezza è un sentimento pesante, sia per i consumatori che per le aziende. Di conseguenza occorre essere affidabili, ascoltare e dare fiducia.
Fonte: Harvard Business Review