La guerra in Ucraina sta lasciando un impatto ben oltre i confini del paese, con i timori di fame e carestia nei paesi in via di sviluppo. Secondo il segretario generale ONU Antonio Guterres “Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il collasso del sistema alimentare mondiale”.
In Medio Oriente, il Libano sta già razionando il pane e dispone di sole tre settimane di riserva di frumento, col prezzo del pane che in pochi giorni è aumentato del 20%. Lo Yemen, che ha vissuto 2500 giorni di conflitto e che dal 2016 è afflitto dalla carenza di cibo, affronta ora una tendenza inquietante di rischio carestia. Più di 20 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria ed è assolutamente fondamentale che arrivino più aiuti, altrimenti la gente morirà.
Mentre la guerra incombe sull’Ucraina, una spada di Damocle pende sull’economia globale, specialmente nei paesi in via di sviluppo che stavano lottando per riprendersi dalla pandemia COVID-19, con un’inflazione record ed oneri di debito incombenti. La loro capacità di risposta è stata cancellata dagli aumenti esponenziali dei costi di finanziamento. Ora il loro granaio viene bombardato. Secondo Guterres, l’Ucraina da sola fornisce più della metà della fornitura di grano al Programma alimentare mondiale.
I prezzi del cibo, del carburante e dei fertilizzanti che stanno salendo alle stelle; le catene di approvvigionamento che sono state interrotte; i costi e i ritardi del trasporto delle merci importate – quando sono disponibili – a livelli record; tutto questo sta colpendo i più poveri e sta piantando i semi dell’instabilità politica e dei disordini in tutto il mondo.
Occorre considerare che i prezzi del grano hanno già superato quelli dell’inizio della primavera araba e delle rivolte alimentari del 2007-2008, mentre l’indice FAO dei prezzi alimentari mondiali ha raggiunto il suo livello più alto di sempre. In particolare, 45 paesi poveri dell’Africa e di altre regioni importano almeno un terzo del loro grano dall’Ucraina o dalla Russia; 18 di questi paesi ne importano oltre il 50%, fra cui Burkina Faso, Egitto, Repubblica Democratica del Congo, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. L’Egitto, che conta 102 milioni di abitanti, è uno dei più grandi importatori di frumento nel mondo, ricevendo circa l’80% delle sue forniture dalla Russia e dall’Ucraina. Il settore agricolo egiziano non può produrre abbastanza frumento per soddisfare anche solo la metà della domanda interna del paese.
La guerra in Ucraina rischia di esacerbare i problemi esistenti nelle regioni come il Medio Oriente. In Libano, due milioni di abitanti, così come un milione di rifugiati siriani e palestinesi, stanno già soffrendo di carenze alimentari. Il paese importa il 66% del suo grano dall’Ucraina e il 12% dalla Russia. Sta ancora soffrendo l’impatto dell’esplosione di Beirut del 2020 che aveva colpito le sue scorte di grano. Allo stesso modo, più del 65% della popolazione siriana ha bisogno di assistenza umanitaria. Anche prima della guerra in Ucraina, un bambino su cinque nel nord della Siria affrontava la malnutrizione. “La gente fa la fila per ore per avere il pane. Prima ha dovuto rinunciare a carne e pollo, poi a verdure e frutta. Se il pane è inaccessibile, cosa mangerà?” sottolinea il direttore nazionale di Care Syria.
Mentre i bisogni umanitari continuano a crescere in tutto il mondo, come illustrato dalla crisi ucraina, non possiamo dunque dimenticare le perduranti crisi nelle regioni dove le popolazioni vulnerabili continuano ad affrontare bisogni crescenti, tra risorse sempre più scarse ed il rischio di impatti devastanti.
Se l’assistenza internazionale diminuisse, il cibo, la salute e l’acqua diventerebbero il vero problema per la sopravvivenza.
Fonte: Nutrition Insight