Emissioni in agricoltura e strategie aziendali

Danimarca introduce tassa sulle Emissioni Agricole

Colpisce la notizia che la Danimarca sarà il primo Paese al mondo ad applicare una tassa sulle emissioni agricole di gas ad effetto serra. Il Parlamento dovrebbe approvare la proposta, condivisa dalle rappresentanze agricole, industriali ed ambientaliste, per promuovere una produzione agricola più rispettosa del clima. Il governo danese ritiene che una tassa sulle emissioni sarebbe fondamentale per raggiungere l’obiettivo di ridurre i livelli di CO₂ entro il 2030 del 70% rispetto ai livelli del 1990, seguendo una misura simile applicata nel 2022 ai settori industriali. Si tratta di una tassa calcolata sulle emissioni di CO₂ equivalenti che include anche metano ed azoto. Il suo ammontare effettivo a carico degli allevatori sarà di 16 Euro per tonnellata nel 2030, che salirà a 40 Euro dal 2035. Tale misura sarà accompagnata da circa 5 miliardi di Euro di contributi pubblici per adottare le pratiche necessarie a ridurre le emissioni, prevedendo anche la possibilità di mettere a riposo circa 400.000 ettari di terreno agricolo con la creazione di 250.000 ettari di nuove foreste.

Non si tratta di un provvedimento estemporaneo, dato che già lo scorso anno la Coop Arla aveva lanciato una propria iniziativa di sostenibilità per stimolare gli allevatori a ridurre l’impronta di carbonio, pagandoli in base alle loro credenziali “verdi” per aspetti quali l’uso di fertilizzanti, la biodiversità, la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’origine dei mangimi. Similmente Danone in gennaio annunciava di voler ridurre del 30% le emissioni entro il 2030 eliminando 1,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente.

Strategie e dibattiti internazionali

La proposta danese fa seguito ad un’iniziativa simile adottata nel 2022 in Nuova Zelanda per tassare le emissioni di gas serra, ma che ha trovato forti opposizioni politiche e critiche da parte degli agricoltori. Anche in Danimarca ci sono opinioni divergenti in merito all’efficacia ed all’opportunità del provvedimento, dalle preoccupazioni per il carico burocratico a quelle per la riduzione nella produzione alimentare, al timore per la perdita di competitività sul mercato.

La riduzione delle emissioni climalteranti è un principio condiviso da molti Paesi, come dimostra l’impegno alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici (COP 26) nel novembre 2021 a Glasgow. La Commissione Europea ha presentato un piano per ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040, nell’ottica di diventare il primo continente al mondo neutrale dal punto di vista climatico. Se l’obiettivo è chiaro, di fatto si tratta di un argomento che solleva molte discussioni in merito ai provvedimenti da adottare. Ad esempio, il Dairy Export Council USA ritiene che sia più appropriato promuovere l’efficienza produttiva e gli strumenti innovativi (additivi per mangimi) per ridurre le emissioni, piuttosto che ridurre il numero di animali o tassare gli allevatori.

Una questione ambientale così importante richiede l’adozione urgente di provvedimenti, concordati a livello internazionale. L’inattività non è un’opzione.
Nel caso della scelta danese, più che di una semplice tassa, si tratta di un pacchetto di politiche volte a  ridurre efficacemente le emissioni di gas serra reinvestendo i proventi in modo strategico con un’adeguata componente di ricerca e sviluppo in modo da generare un’ ondata di innovazione e nuove opportunità.

Fonte: Just Food

TESEO.clal.it - Numero di vacche e consegne di latte in Danimarca

TwitterLinkedInFacebook... condividi
Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Danimarca, Nuova Zelanda, Sostenibilità, Strategie di Impresa