Danimarca introduce tassa sulle Emissioni Agricole
Non si tratta di un provvedimento estemporaneo, dato che già lo scorso anno la Coop Arla aveva lanciato una propria iniziativa di sostenibilità per stimolare gli allevatori a ridurre l’impronta di carbonio, pagandoli in base alle loro credenziali “verdi” per aspetti quali l’uso di fertilizzanti, la biodiversità, la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’origine dei mangimi. Similmente Danone in gennaio annunciava di voler ridurre del 30% le emissioni entro il 2030 eliminando 1,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente.
Strategie e dibattiti internazionali
La riduzione delle emissioni climalteranti è un principio condiviso da molti Paesi, come dimostra l’impegno alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici (COP 26) nel novembre 2021 a Glasgow. La Commissione Europea ha presentato un piano per ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040, nell’ottica di diventare il primo continente al mondo neutrale dal punto di vista climatico. Se l’obiettivo è chiaro, di fatto si tratta di un argomento che solleva molte discussioni in merito ai provvedimenti da adottare. Ad esempio, il Dairy Export Council USA ritiene che sia più appropriato promuovere l’efficienza produttiva e gli strumenti innovativi (additivi per mangimi) per ridurre le emissioni, piuttosto che ridurre il numero di animali o tassare gli allevatori.
Una questione ambientale così importante richiede l’adozione urgente di provvedimenti, concordati a livello internazionale. L’inattività non è un’opzione.
Nel caso della scelta danese, più che di una semplice tassa, si tratta di un pacchetto di politiche volte a ridurre efficacemente le emissioni di gas serra reinvestendo i proventi in modo strategico con un’adeguata componente di ricerca e sviluppo in modo da generare un’ ondata di innovazione e nuove opportunità.
Fonte: Just Food