Greedflation e Shrinkflation: il lato oscuro dell’inflazione

Come indicato durante l’incontro CLAL-TESEO “Forecast,Consumi,Lavoro” lo scorso 21 settembre a Brescia, l’inflazione nel Largo Consumo è stata marginale in epoca pandemica per poi esplodere con la guerra in Ucraina e superare di 4-5 punti l’indice generale dei prezzi al consumo nel 2023, e questa impennata dell’inflazione ha arrestato lo sviluppo delle vendite. La situazione è analoga in tanti Paesi europei ma anche, seppur in misura variabile, in America e negli altri continenti. Anche se da qualche mese la tendenza è al ribasso, i prezzi dei generi alimentari si sono innalzati in maniera considerevole ed i governi vengono sempre più sollecitati a fare qualcosa per contrastare un fenomeno che colpisce in particolare le fasce più deboli della popolazione. Di conseguenza viene interpellato il comparto alimentare per verificare se ci siano stati anche aumenti di prezzo finalizzati ad ottenere un vantaggio dall’inflazione ed aumentare così i margini di profitto delle aziende.

Questa sarebbe la strategia della cosiddetta inflazione da avidità o greedflation adottata quando, approfittando degli aumenti di energia e materie prime, le imprese che hanno potere sul mercato alzano i prezzi accordandosi implicitamente con i concorrenti. Quella che nel mondo anglosassone è definita una tacita collusione per innalzare in modo straordinario gli utili societari, comporta poi il rischio che gli stessi alimentino l’inflazione. Il dibattito sull’argomento è quanto mai acceso, con le grandi imprese che ritengono mito e non realtà le critiche per aver aumentato i prezzi più del necessario.

Alcuni esempi: negli USA il settore delle uova viene accusato di comportamenti collusivi a causa di un prezzo aumentato del 60% nel 2022; in Francia il costo degli alimenti è diventato una questione politica scottante e Carrefour ha deciso di fare i nomi dei marchi che hanno attuato la cosiddetta shrinkflation, cioè ridurre la quantità di prodotto all’interno della confezione o la sua qualità e composizione; in Grecia, il governo ha invitato i fornitori a condividere le informazioni sui prezzi dei prodotti alimentari di base; in Canada, i principali rivenditori di generi alimentari entro il 5 ottobre debbono presentare delle proposte per stabilizzare i prezzi ed il governo ha minacciato di imporre tasse se non agiranno.

L’argomento comunque non riguarda solo i prodotti alimentari, come dimostra la sanzione negli USA al distributore del disinfettante Lysol per un aumento ingiustificato del prezzo di vendita od il mercato dell’auto, con le auto usate che hanno registrato aumenti del 30%.

Nell’UE i governi sapranno/vorranno agire in sintonia per contrastare queste anomale strategie inflattive? Più in generale, nell’era del liberismo e della globalizzazione, i governi avranno la forza e la volontà per contrastare i lati oscuri dell’inflazione?

CPI - Indice dei Prezzi al Consumo

Fonti: JustFood, InvestorPlace, DHNet

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Inflazione