I giovani fronteggiano i cambiamenti con entusiasmo [Intervista a Emilio Baietta - Santangiolina]

Emilio Baietta - Presidente della cooperativa Santangiolina

Emilio Baietta – Presidente della cooperativa Santangiolina

 

“Investire? I giovani hanno molto entusiasmo, sicuramente più dei senior. Dobbiamo tenere presente che i tassi di interesse sono aumentati e questo, in alcuni casi, invita alla cautela. Ma avere timore del futuro non porta in alcuna direzione. Quello che è necessario oggi fare è una attenta analisi degli investimenti, dei piani di rientro, delle prospettive, per ridurre al minimo le incertezze”.

Parola di Emilio Baietta, presidente della cooperativa Santangiolina, realtà storica nel cuore della Lombardia, con 193 soci (oltre a 7 produttori di latte caprino dalla zona di Erbusco)  e un filo diretto con la Gdo per le vendite. Per Baietta la zootecnia è una questione di famiglia.  È giunto alla quarta generazione come allevatore e, “ho quattro nipoti”, sottolinea, “che faranno le loro scelte, quando sarà il tempo”, ma si capisce che la speranza che il testimone generazionale possa andare avanti è accesa.

Presidente Baietta, come definirebbe l’attuale situazione di mercato?

“Ci sono due situazioni, nella fattispecie. Una è la fase post-estiva. Il caldo ha messo in difficoltà le aziende, in particolare nella parte centrale di agosto, con temperature elevate e scarsa escursione termica fra il giorno e la notte.

Occorre programmare seriamente degli investimenti

Abbiamo quindi una situazione di mercato delicata, preoccupante, perché mentre il prezzo del latte cala, i costi di gestione, in generale, si mantengono sostenuti. Uno scenario che ha messo gli allevamenti in una condizione di preoccupazione, perché non possono contare su un prezzo di riferimento certo, ma che cambia ogni mese e in questa fase si colloca nell’incertezza, con costi elevati e incognite sui mesi futuri. Questo porta insicurezza soprattutto per programmare gli investimenti dei prossimi mesi. Non c’è, per essere chiari, serenità.
Poi c’è una condizione di incertezza legata all’instabilità legata ai fattori meteorologici. Siamo reduci da una pesantissima siccità nel 2022 e, ad oggi, mancano i piani idrici, non sono stati costruiti bacini in grado di immagazzinare l’acqua. Quest’anno abbiamo subito in molte zone della Lombardia il dramma della grandine, tanto che in alcune zone i raccolti sono andati completamente distrutti, comportando gravi disagi per gli allevatori. I cambiamenti climatici generano insicurezza, vanno affrontati, non subiti.
Bisogna poi essere franchi: i giovani hanno più armi per fronteggiare i cambiamenti, vedono il futuro con maggiore serenità o, comunque, lo affrontano con maggiore entusiasmo. Gli allevatori meno giovani, invece, tendenzialmente lo subiscono e sono molto più preoccupati dinnanzi a un cambiamento climatico così violento. Per non parlare delle incognite legate al costo del denaro, che impone una programmazione seria degli investimenti, con piani di ammortamento calibrati. Nel prossimo futuro vedo molta prudenza negli investimenti”.

Come rispondere sul piano produttivo?

“Dobbiamo mantenere alto il livello qualitativo della produzione e puntare sulla sostenibilità, investendo ad esempio sulle rinnovabili e sul controllo del territorio per ridurre i costi”.

Come Santangiolina state investendo nelle rinnovabili?

“Sì. Abbiamo presentato nell’ambito dei bandi del Pnrr i progetti per due impianti fotovoltaici per le sedi della cooperativa di Cereta e Pandino, ma il settore delle rinnovabili sta interessando tutte le aziende, da quelle zootecniche a quelle industriali. I giovani, in particolari, sono molto attenti agli aspetti della sostenibilità. E questo è un segnale di speranza”.

Avete problemi di manodopera?

“Tutto il comparto zootecnico ha bisogno di manodopera e la questione rischia di diventare urgente, se non riusciremo a formare in maniera adeguata addetti del settore agricolo attraverso scuole specifiche. Altrimenti la carenza di manodopera, che già oggi affrontiamo con qualche difficoltà, si trasformerà in un limite strutturale e diventerà una negatività pesante nella gestione dell’azienda agricola”.

La Germania ha ricominciato ad esportare ingenti quantitativi di latte verso l’Italia, ma la notizia è che ora sta inviando anche formaggi. Quali potrebbero essere le conseguenze, tenuto che siamo di fronte a una fase di inflazione?

“Ci siamo ritrovati ad affrontare questo tema già lo scorso gennaio, quando ci sembrava che il latte avesse perso la strada della equa valorizzazione. Probabilmente il rallentamento del valore è dipeso da più fattori. Uno degli elementi destabilizzanti potrebbe essere stato il cambio di rotta della Cina, che rallentando i volumi di importazione ha squilibrato i mercati. La Germania, grande esportatore di latte in polvere verso Pechino, si è ritrovato nelle condizioni di dover riprendere a commercializzare latte in Italia, in particolare nelle regioni del Centro-Sud della Penisola. La conseguenza è stato un indebolimento della nostra offerta, che di colpo si è ritrovata superiore alla domanda. Da qui l’arretramento dei listini, che nelle ultime settimane hanno ripreso quota anche in Italia, trascinati probabilmente da una vivacità dei mercati del latte spot nell’area del Centro e Nord Europa.
A livello italiano, il distretto della Dop ha aumentato la produzione di Grana Padano, con percentuali tendenziali superiori al 6% nel periodo fra aprile e luglio, fortunatamente ritornate su volumi più consoni in agosto e settembre”.

La produzione di Grana Padano è in aumento. Il mercato sarà in grado di assorbire i maggiori volumi? Quali sono i mercati sui quali puntare?

Esplorare nuovi mercati per le DOP

“Se parliamo di export di Grana Padano abbiamo visto una crescita del 3% nel corso dell’estate, con una produzione in aumento del 7 per cento, che si sta appunto ridimensionando. L’unica strada per mantenere marginalità per le Dop è quella di esplorare nuovi mercati, puntando su mercati in sviluppo, dall’Africa al Sud Est Asiatico. La nuova globalizzazione e i conflitti stanno ridisegnando il mondo e, di conseguenza, anche i mercati internazionali stanno cambiando. Per i formaggi freschi italiani stava crescendo l’interesse da parte dei mercati arabi, mediorientali, la stessa Turchia. Ora vedremo cosa accadrà”.

Le Dop resteranno il core business per l’Italia?

“Secondo me il tema è un altro: la missione dell’Italia è quella di mantenere grande qualità e spingere con una comunicazione all’avanguardia. Abbiamo prodotti eccellenti tanto se parliamo di formaggi molli che formaggi Dop a pasta dura. Dobbiamo essere consapevoli che i primi devono essere collocati sul mercato più velocemente, mentre le Dop a pasta dura possono restare in attesa, così come essere vendute dopo il periodo minimo di invecchiamento, previsto dal disciplinare. E la partita probabilmente la giochiamo con la Francia, un po’ come nel settore del vino. Ma sui formaggi siamo probabilmente più bravi”.

Quali progetti avete in corso come cooperativa Santangiolina? Su quali mercati puntate?

“Puntiamo innanzitutto al potenziamento dello stabilimento di Pandino: a febbraio sarà in funzione il nuovo burrificio, che lavorerà anche la panna dello stabilimento di Mantova. Puntiamo inoltre a produrre formaggi di qualità come Taleggio, Quartirolo Lombardo, formaggi muffati. Risponderemo anche alla richiesta crescente dei formaggi di capra, che vantano qualità intrinseche elevatissime. Stiamo cercando di rispondere alle richieste del consumatore in termini di benessere, con la domanda di prodotti meno grassi e più orientati agli aspetti salutistici, tanto che su questi temi abbiamo avviato una collaborazione con l’Università di Milano e col il Politecnico delle Marche”.

Avete nuovi prodotti in fase di studio o di lancio?

“Seguiamo le richieste del mercato. Sostenibilità, salubrità, benessere fisico. Saranno questi, come le dicevo, i driver, insieme ad un altro elemento che ci sta a cuore: il costo di accesso da parte del consumatore. Anche quello deve essere sostenibile, se vogliamo stare sul mercato. Stiamo lavorando molto anche sul packaging e avremo novità nella prima parte del nuovo anno. Potenzieremo le produzioni a peso controllato, anche di dimensioni contenute, perché fra guerre e inflazione il carrello della spesa sta diventando molto pesante”.

Come vede la zootecnia fra 10 anni?

Avremo imprese agricole multifunzionali

“È una domanda che girerei volentieri a mio figlio Alberto. La prima variabile è legata all’evoluzione delle normative europee e all’approccio ambientale, che potrebbe influire sulle dinamiche zootecniche. Credo comunque che il numero di allevamenti si ridurrà e saranno strutture iper-controllate. Non avremo grandi aumenti in termini di estensione, la zootecnia in campo agricolo resterà in ogni caso l’attività primaria, perché un’agricoltura senza zootecnia non ha una ragione di essere. Avremo imprese agricole sempre più multifunzionali, fortemente orientate alla produzione di energia verde e con una forte spinta verso l’economia circolare. Anche in futuro dovremo occuparci dei cambiamenti climatici, con consapevolezza e senza drammatizzare”.

Baietta Emilio

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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Pubblicato in Grana Padano