Il futuro dell’impresa cooperativa in un mercato globale

Negli USA fra il 2007 ed il 2017 si sono fuse in media 70 cooperative ogni anno

Acquisizioni e fusioni sono fenomeni che riguardano un po’ tutte le imprese, per consolidare la presenza aziendale in un contesto di mercato sempre più ampio e concorrenziale. Il settore del latte, che per sua natura è l’alimento globale per antonomasia, non sfugge a questa logica. La recente acquisizione della cooperativa neozelandese Westland da parte della cinese Yili, uno dei maggiori gruppi lattiero-caseari mondiali, così come quello dell’australiana Murray Goulburn passata al gruppo canadese Saputo, ma anche le difficoltà di Fonterra, suonano un po’ come campanello d’allarme per la tenuta del modello di impresa cooperativa a competere sui grandi mercati internazionali.

Negli USA, la cooperativa St Albans che raccoglie latte da 300 produttori in Vermont e stati limitrofi, per far fronte ai bassi prezzi ed alla necessità di nuovi investimenti, si è fusa in Dairy Farmers of America, la coop basata a Kansas city con 8100 soci fornitori in tutto il Paese. Questo fenomeno di consolidamento è molto presente negli USA, dato che fra il 2007 ed il 2017 si sono fuse in media 70 cooperative ogni anno.

A questa dinamica non è assente l’Europa, anche per le ragioni politiche legate alla Brexit, come dimostra la fusione delle coop irlandesi LacPatrick con Lakeland e l’interesse di Dairygold per operazioni simili. Le cooperative baltiche intendono invece consolidarsi attraverso operazioni di fusione per avere le risorse necessarie da investire in impianti più competitivi, grazie a fondi UE o prestiti bancari. Questo è il caso della fusione fra la coop lettone Piena Cels con l’estone E-Piim, ma altre decine di imprese di piccole dimensioni saranno indotte a seguire questa strada per migliorare la loro posizione di mercato.

È necessario affiancare alla logica mutualistica l’adozione di meccanismi gestionali adeguati

Non solo le difficoltà finanziarie, ma anche l’incertezza verso fattori quali il cambiamento climatico, debbono far riflettere sulla tenuta del modello mutualistico di impresa competitiva e sulla sua capacità di resilienza verso le incertezze del mercato per assicurare la giusta remunerazione agli allevatori. Le difficoltà delle imprese cooperative in Nuova Zelanda ed Australia dimostrano come sia necessario affiancare alla logica mutualistica l’adozione di meccanismi gestionali adeguati per evitare che il perseguimento della espansione aziendale metta a rischio i bilanci.

Nel caso di Westland, non avendo capitalizzato nel tempo i margini per gli investimenti e neanche ricercato capitali esterni, la cooperativa si è trovata in una spirale negativa di debiti elevati e prezzi del latte non competitivi, che l’hanno affossata. Dunque il problema non è tanto nella tenuta del modello cooperativo, quanto nella efficacia del modello decisionale e gestionale. Il problema resta quello di assicurare una remunerazione del latte in linea col mercato, ma di effettuare gli investimenti necessari per migliorare la qualità ed efficientare le produzioni.

Per chi opera in un contesto di mercato globalizzato e dunque aperto alla concorrenza internazionale con dei prodotti standardizzati, diventa sempre più necessario ed urgente fare accordi fra imprese, indipendentemente dalla loro forma societaria.

CLAL.it - Autosufficienza Latte per regione, 2017

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Fonte: Coop News

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Acquisizioni, cooperative