Il monito dalle bevande alternative al latte

Mentre i consumi di latte liquido sono in continuo calo, aumentano invece, in modo a dir poco imprevedibile fino a poco fa, i consumi delle bevande alternative. Le ragioni? Un mix di preferenza per i prodotti vegetali, rispetto degli animali, ambientalismo, salutismo, il tutto alimentato più da notizie dei social che non da evidenze scientifiche; più dalla percezione che non dalla dimostrazione, per cui si dà più credito al sentito dire rispetto all’evidenza scientifica. Non a caso la fascia maggiore di tali consumatori è quella dei Millennials e della Generazione Z, che vivono il sincretismo del tempo attuale.

Ambientalismo, salutismo, rispetto degli animali, social network: i fattori che guidano il consumo delle bevande alternative al latte

Secondo Rabobank, negli ultimi 10 anni il consumo di bevande alternative al latte è cresciuto ad un tasso annuale dell’8% ed ormai rappresenta, a livello mondiale, un valore al consumo che supera i 18 miliardi di dollari, pari a quasi il 3% del valore totale del lattiero-caseario stimato in 600 miliardi di dollari.

TESEO.clal.it -Produzione globale di Soia: 354,54 Mio t

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La soia è il primo ingrediente per queste bevande, di cui rappresenta il 39%, ma con una crescita (3%) inferiore a quella degli altri ingredienti vegetali (13%). Negli USA il principale ingrediente sono le mandorle, che rappresentano il 68% delle vendite totali.

Prezzo e sapore, i classici fattori alla base della scelta d’acquisto per i prodotti lattiero-caseari, non sono più altrettanto rilevanti per i prodotti alternativi. Questa irrazionalità appare evidente riguardo gli aspetti di intolleranze ed allergie. Caso eclatante è la supposta intolleranza al glutine: i celiaci sono appena il 2%, della popolazione, mentre i consumatori che privilegiano prodotti privi di glutine sono di gran lunga più numerosi. Da qui una percezione negativa del latte per l’intolleranza al lattosio, però supposta, perché molto limitata nei paesi occidentali, oppure verso la caseina perché ritenuta allergenica. Resta comunque il fatto che compaiono sempre più nuovi prodotti alternativi del latte e dei suoi derivati ed il mercato ha premiato le aziende che comunque hanno investito in tali innovazioni. Questo vale comunque anche per il latte, come dimostrano ad esempio A2 Milk per la beta caseina, i latti arricchiti in proteine, poveri in zuccheri, i prodotti con packaging attraenti.

Occorre toccare la sfera emotiva del consumatore

Se le imprese del dairy, comunque, non risponderanno alle nuove preferenze dei consumatori, altre intercetteranno tali richieste trasformandole in opportunità, cosa che sta rapidamente accadendo. Infatti, nel mondo globale dominato dai social non basta più sottolineare le superiori qualità di latte e derivati, il che è indubbio, ma occorre toccare la sfera emotiva del consumatore per meglio rispondere alle attese di benessere e stili di vita salutari. Essendo poi un ambito irrazionale, il marketing orientato a queste attese permette anche di scollegare il prezzo dal valore oggettivo legato ad esempio ai contenuti del prodotto, il che lascia prevedere interessanti marginalità per le aziende.

Questo pone anche dubbi sulla effettiva efficacia delle varie forme di etichettatura nutrizionale. Non sorprende dunque che le aziende dei prodotti alternativi del latte attirino sempre più capitali, dagli USA alla Cina e che i grandi operatori, da Nestlé a Danone, vi investono interessi crescenti. Li attirano comunque anche le aziende del latte e l’esempio di Chobani col greek yogurt negli USA è significativo.

Dunque, il monito dalle bevande alternative del latte, potrebbe essere: chi si ferma, non guarda alle tendenze del mercato mondiale e non innova, non ha futuro.

Fonte: Food Ingredients First

TESEO.clal.it - UE-28: EXPORT di Bevande vegetali

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Consumatore, Soia, Strategie di Impresa