Lavorare insieme per crescere in modo sostenibile [Intervista a Giuseppe Ambrosi]

Giuseppe Ambrosi - Presidente Ambrosi S.p.A.

Giuseppe Ambrosi – Presidente Ambrosi S.p.A.

“Sono convinto che quelle legate alla zootecnia siano filiere chiave non solo per l’agricoltura, ma per l’economia italiana ed europea. Per questo, dobbiamo fare sistema, lavorare insieme perché esse crescano in modo sostenibile, dobbiamo aprirci al dialogo coinvolgendo la distribuzione e i consumatori. Noi imprenditori siamo il cuore pulsante della filiera, lavoriamo da tempo sui grandi temi dell’ambiente e della sostenibilità e non possiamo non raccogliere la sfida dei prossimi anni: dobbiamo lasciare ai nostri figli un mondo più bello e più sostenibile di quello attuale”.

È la raccomandazione di Giuseppe Ambrosi, alla guida del gruppo bresciano che nel 2019 ha fatturato 400 milioni di euro, con un EBITDA intorno ai 20 milioni di euro e una quota export pari al 40 per cento.
Nell’intervista che ci ha concesso partiamo dal ruolo pubblico, dal momento che è stato per lungo tempo alla guida di Assolatte.

È stato per molti anni presidente di Assolatte. Che bilancio trae?

“Difficile raccontare in poche righe tutto quello che è successo e tutto quello che abbiamo fatto. So, però, che il bilancio finale è assolutamente positivo”.

Immagino non sia facile, ma le chiedo una sintesi.

Sono stato testimone privilegiato di un cambio epocale. È cambiato il contesto, è cambiato il settore, sono cambiati i mercati.

Per anni, abbiamo gestito la trattativa sul prezzo del latte (quante nottate con le organizzazioni agricole per trovare un accordo!). Abbiamo accompagnato e lanciato i prodotti a denominazione protetta e i Consorzi di tutela. Abbiamo ottenuto la tutela del settore e dei nostri prodotti. Accompagnato il settore e le imprese mentre crescevano come mai prima.

Tutto questo è stato possibile grazie ad un’importante rete di relazioni. Mi fa piacere ricordare le collaborazioni con il Ministero della Salute; il Libro bianco, scritto con Inran (oggi Crea, ndr) che anticipava la lotta alle fake news. L’accordo di collaborazione con i NAS e i lavori con l’Unione dei consumatori, conquistando la loro fiducia perché siamo interlocutori seri, aziende che lavorano e hanno lavorato in maniera corretta.

I nostri formaggi sono un benchmark mondiale per i prodotti di qualità


È stato un lavoro intenso, a tutto tondo, con soddisfazioni anche sul piano dei rapporti personali. Il bilancio è molto, molto positivo.

Il nostro settore oggi vale circa 16 miliardi di euro e rappresenta un’eccellenza del comparto alimentare italiano. I nostri formaggi sono un benchmark mondiale per i prodotti di qualità”.

Come immagine il settore in futuro?

“Ho una visione ottimista del consumo di formaggi. Il trend è in crescita e sono convinto che per i prodotti italiani vi siano spazi significativi da occupare, anche nei paesi emergenti. Certo, le imprese dovranno organizzarsi per affrontare i cambiamenti. Ritengo sia necessario avere una dimensione sostenibile e creare piattaforme per la distribuzione dei prodotti e organizzazioni di vendita; in tal senso, ci sarà bisogno di procedere con ulteriori aggregazioni, così da superare le criticità dimensionali che oggi penalizzano tante aziende”.

Come vede le aggregazioni?

“Positivamente! Le collaborazioni portano crescita e sviluppo”.

Chi pagherà la sostenibilità?

“Tutti noi cittadini. L’Unione europea e i vari paesi hanno previsto enormi investimenti per accompagnare questo cammino verso il futuro. Per le imprese, il percorso di adeguamento è iniziato da tempo, partendo dalle certificazioni di processo e arrivando ai recuperi energetici. Oggi siamo sempre più attenti ai materiali utilizzati, al packaging, alle risorse idriche, alle modalità di allevamento e ciascun soggetto della filiera è impegnato a diminuire il proprio impatto ambientale.

Vedo molta voglia di andare in questa direzione; siamo tutti sensibili al futuro dei nostri figli. Chi non salirà su questo treno temo rischi di scomparire”.

L’Italia lattiero casearia ha la necessità di esportare. Con quali obiettivi: ricercare nuovi mercati o rafforzare quelli esistenti?

“L’Europa rappresenta il 75% delle nostre esportazioni casearie ed è alla portata di tante aziende. C’è tanto spazio di crescita sia nel mercato interno che fuori dai confini europei, come Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea e tanti paesi asiatici”.

La Russia?

“Alla Russia non penso nemmeno più. Dopo tutti questi anni di embargo, con la politica russa che ha spinto sulle produzioni nazionali, nutro oramai poche speranze. Temo che se anche venissero riaperti i confini – e non verranno riaperti a breve – abbiamo perso un momento d’oro: non avremo più le opportunità che avevamo creato con impegno e investimenti importanti”.

Cosa serve per sviluppare mercati internazionali?

Chi riuscirà avrà un enorme vantaggio competitivo

“Le imprese hanno bisogno di proprie organizzazioni commerciali, di piattaforme di distribuzione governate da loro stesse, di guidare in prima persona le proprie strategie di vendita. Credo che la sfida del prossimo futuro sia quella di accompagnare la crescita con una gestione commerciale diretta. Mi rendo conto, certo, che non tutti hanno o avranno la forza per farlo, ma chi ci riuscirà avrà un enorme vantaggio competitivo”.

Come azienda come avete gestito il lockdown?

“Il tema delicato è stata la tutela dei lavoratori, perché dal 9 marzo c’è stato un finimondo. Col senno di poi credo davvero che abbiamo gestito bene il problema, anche perché da anni il settore alimentare lavora prevenendo le contaminazioni in ambienti controllati. L’azienda è stata gestita in maniera militaresca e questo ha permesso anche di aiutare le famiglie dei dipendenti e dei lavoratori ad adottare accorgimenti utili anche nella vita extra lavorativa. Poi, come sempre, abbiamo avuto fortuna, tenuto conto del dilagare della pandemia”.

Da anni avete un’alleanza con la svizzera Emmi. Quali sono i principali vantaggi?

“Il bilancio dell’alleanza è positivo; la rifarei anche oggi. Mi sono trovato quindici anni fa ad analizzare il fattore dimensionale e la mia capacità di penetrazione dei mercati. Mi rendevo conto che ero una azienda troppo piccola per un percorso di crescita internazionale rapido. Per accelerare i tempi, ho provato la strada delle aggregazioni e acquisizioni, ma senza esiti positivi. L’alleanza con un gruppo internazionale è stata quindi una grande opportunità. Lo sviluppo commerciale a livello internazionale mi ha permesso di cambiare passo, utilizzando piattaforme internazionali, reti di contatto, ma anche un’immagine non comune”.

In che senso?

“Potevo presentarmi come partner di un grande gruppo internazionale, quotato in Borsa, e potevo offrire maggiore credibilità. Inoltre, l’alleanza con un gruppo importante permette di sviluppare strategie di marketing specifiche e più efficaci. Si ampliano gli orizzonti e ho avuto accesso a maggiori informazioni. Avrei certamente avuto una curva di crescita diversa, se fossi rimasto da solo”

“Le collaborazioni portano crescita e sviluppo”


Quali investimenti avete in programma?

“Investiamo in maniera costante. In ordine di tempo quelli più recenti hanno riguardato gli impianti industriali di produzione e una filiale nuova in Inghilterra. I prossimi saranno rivolti alla crescita sui mercati internazionali e per migliorare ulteriormente l’efficienza degli impianti produttivi”.

Come interpreta la volatilità che ha caratterizzato gli ultimi 15-18 mesi e cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro?

“Da anni sento dire che stiamo vivendo un momento di volatilità, ma mercati sempre più globali sono esposti a variabili inaspettate. Lo abbiamo visto con il clima, gli accordi internazionali, i dazi, ora con il Covid: sono variabili non programmabili e per questo diventa impossibile fare previsioni per il futuro.
Altro film, invece, è la volatilità delle mercuriali di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che cerchiamo di governare attraverso alcuni movimenti, anche attraverso le programmazioni produttive. Non sempre si riesce a ottenere gli effetti desiderati, proprio perché anche il mercato domestico è esposto a variabili internazionali non governabili”.

Giuseppe Ambrosi

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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Pubblicato in Innovazione, Strategie di Impresa, Volatilità