Mercato unico europeo, un cantiere aperto

Quando si parla di globalizzazione e di libera circolazione di merci e persone, non sempre si tiene presente che la maggiore area di libero scambio è quella dei 28 (ancora) Paesi dell’Unione Europea. La creazione del mercato unico 25 anni fa, con l’ambizione di portare alla libera circolazione delle persone e dei beni, ma anche, negli obiettivi originali dei sei paesi fondatori la Comunità Economica Europea, dei capitali e dei servizi, ha determinato la progressiva armonizzazione delle legislazioni fra i singoli paesi e la pratica eliminazione delle barriere doganali. Questo processo è però tutt’altro che compiuto anzi, sembra subire quasi una involuzione, come dimostrano le tendenze protezionistiche che emergono un po’ in tutti i paesi membri e persino i rigurgiti nazionalistici. Anche l’obbligo di specificare l’origine nazionale degli alimenti, cioè il “Made in”, od ancora l’etichettatura a semaforo per gli alimenti in UK, scelta fortemente contrastata da tanti paesi e dalla stessa Commissione Europea, ma subito seguita dal Nutri-score francese e fatta propria, con alcune modifiche, da alcuni dei maggiori colossi alimentari, possono essere un sintomo di tendenze contrastanti con la dinamica del mercato unico. Le difficoltà per una vera e reale apertura dei mercati sono poi anche dimostrate dalla interruzione del processo di liberalizzazione dell’Organizzazione mondiale del commercio-OMC/WTO ed al conseguente sorgere di accordi commerciali bilaterali, come ad esempio il CETA col Canada.

Il prestigioso Wall Street Journal ha descritto bene questa dinamica nell’articolo ‘Dai rubinetti tedeschi al cioccolato italiano, le barriere commerciali sono di nuovo in crescita in Europa‘ dove si evidenziano interventi nazionali in diversi settori economici e sociali, che riportano al concetto di frontiera e di separazione fra Stati, cioè a quelle barriere che 25 anni fa l’Europa intendeva eliminare come retaggio di un passato foriero di lotte e divisioni.

La generale tendenza dei consumatori ad essere sempre più sensibili ai prodotti locali ed alla loro origine, é anche la conseguenza dei timori propri del nostro tempo e della naturale tendenza a ricercare riferimenti sicuri o ritenuti tali.

Di conseguenza, l’apertura delle frontiere deve essere accompagnata dalla armonizzazione nei contesti sociali, etici ed economici nei diversi Paesi membri. Per questo il mercato unico è oggi più che mai un cantiere aperto.

Fonte: The Wall Street Journal

PS: Contemporaneamente al mercato unico, la Comunità europea adottava anche la politica di qualità, introducendo quelle DOP,IGP ed anche STG che, dagli iniziali 322 prodotti sono arrivati ad essere ora ben 1416. Anche questo dimostra che il cantiere è aperto!

CLAL.it - UE-28: Tasso di autoapprovvigionamento latte (Gennaio-Settembre 2017)

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in UE