Spreco alimentare: i riflessi degli acquisti online

74kg/anno spreco alimentare nelle famiglie(studio ONU del 2019)

La crescita esponenziale del commercio elettronico che in epoca Covid ha riguardato anche il cibo, potrebbe aggravare lo spreco alimentare, un problema che interessa ormai tutti i paesi ad economia avanzata. Secondo uno studio ONU condotto in 54 paesi, nel 2019 a livello mondiale sono state sprecate circa 931 milioni di tonnellate di cibo, pari al 17% del totale disponibile, con un pesante effetto negativo a livello economico e sociale, oltre che ambientale. Basti pensare che si attribuisce allo spreco alimentare l’8-10% del totale di emissioni in atmosfera di gas effetto serra. In quasi tutti i paesi in cui è stato condotto lo studio, lo spreco è indipendente dal livello di reddito, e la maggior percentuale è prodotta dalle famiglie. In media ogni anno si sprecano 121 kg pro-capite,  di cui ben 74 kg origina nelle famiglie.

Con 690 milioni di persone che nel 2019 erano in condizioni di carestia, numero probabilmente cresciuto durante la pandemia, e tre miliardi di persone che non hanno accesso a diete sufficienti, diventa indispensabile ridurre lo spreco alimentare.

Gli USA sono stati il primo paese dove i consumatori hanno avuto accesso agli acquisti di cibo online nel 1979 ed ora il commercio elettronico si è diffuso un po’ ovunque nelle diverse realtà geografiche del pianeta per avere accesso al cibo in modo rapido, diversificato ed anche conveniente. Significativo il fatto che Amazon registri aumenti negli acquisti di alimenti deperibili in crescita del 110%.

Il consumatore online è portato a sprecare più cibo

Questa tendenza, oltre ad influenzare il modo in cui il cibo è ottenuto, proposto e confezionato, rischia anche di avere riflessi anche sullo spreco alimentare, ma in modo negativo. Uno studio pubblicato sul Journal of retailing and consumer services USA, che confronta con metodo scientifico gli acquisti alimentari fatti nei negozi tradizionali rispetto a quelli online, ha dimostrato come nel caso di questi ultimi il consumatore sia portato a sprecare più cibo. La ragione psicologica deriva dal fatto che nel caso degli acquisti online il consumatore investe meno tempo ed energie nell’atto di acquisto e dunque è portato a prestare meno attenzione, cioè valore affettivo, al cibo così reperito e maggiore facilità a disfarsene piuttosto che conservarlo e consumarlo.

La scelta d’acquisto ha sempre una componente emotiva, fattore fondamentale per la percezione ed il valore attribuito al prodotto.

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Fonti: USDA, Food & Wine, Science Direct

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Alimentazione, Ambiente, Consumatore, USA