Anche Israele guarda al mercato russo

Di Leo Bertozzi 12 Novembre 2014 — Nessun Commento ↓

Il blocco della Russia nell’import di prodotti lattiero-caseari da UE, Norvegia, Canada, USA ed Australia, ha spinto nuovi paesi a cercare di sfruttare un mercato che assorbiva circa 250 mila tonnellate di formaggio dall’estero, per un valore di 980 milioni di Euro. Fra questi Israele, che in ottobre ha ricevuto la visita dei veterinari ufficiali russi del Rosselkhoznadzor per ispezionare diversi stabilimenti caseari. Rappresentanti di TNUVA, la principale azienda lattiero-casearia israeliana col 70% di quota di mercato, impresa controllata al 56% dalla cinese Bright Foods, si sono recati in Russia per verificare la possibilità di iniziare una attività di export, contribuendo così a colmare il vuoto lasciato dai paesi colpiti dal blocco. Attualmente solo tre imprese israeliane, tutte del settore ittico, sono autorizzate da Rosselkhoznadzor ad esportare in Russia.

Negli ultimi due mesi, questo servizio ispettivo ha visitato impianti in Tailandia, Montenegro e Turchia ed approfondito contatti in Islanda, Brasile e Pakistan. Le visite da parte degli ispettori ufficiali russi riguardano poi anche diverse aziende lattiero-casearie indiane, probabilmente vicine al colosso cooperativo Amul che ha stabilito rapporti con la russa Galactika per l’export di latte in polvere e formaggio.

In Europa, invece, le aziende colpite dal blocco russo hanno ricercato nuovi mercati ed alcune hanno anche attuato programmi di fornitura gratuita agli indigenti di prodotti già etichettati per il mercato russo. E’ questo il caso di Arla in Danimarca e delle norvegese Tine che hanno messo a disposizione, rispettivamente, 15 e 7 tonnellate dei loro cream cheese Arla natura e Snofrisk: un modo per promuovere l’immagine aziendale impiegando proficuamente delle scorte di prodotti altrimenti destinati allo smaltimento.

Fonte: Dairy Reporter