Una decina d’anni fa, lo scandalo della melamina per aumentare il tenore proteico nel latte infantile in Cina, con i pesanti risvolti sulla salute, ha stravolto la fiducia nelle imprese e nel sistema di sicurezza alimentare, portando i consumatori a rivolgersi in modo deciso ai fornitori stranieri anche con fenomeni quali gli acquisti diretti di confezioni di latte infantile nei supermercati in Europa, Australia e Nuova Zelanda, spediti per posta e venduti in Cina al doppio del prezzo (i cosiddetti dogo shoppers).
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I prodotti importati continuano ad essere percepiti come più sicuri e di maggior qualità. Pertanto, le imprese che operano in Cina si sono attivate per recuperare quote di mercato, la legislazione è divenuta più stringente ed i controlli più sicuri elevando gli standard qualitativi ai livelli mondiali.
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Formazione, ricerca e innovazione per intercettare la domanda cinese
Le imprese straniere che hanno tratto vantaggio da questa situazione, prime fra tutte Nestlé, che ha quadruplicato la propria quota dopo lo scandalo della melamina ed ora è leader di mercato, operano per intercettare la domanda di prodotti sicuri ed affidabili stimolando formazione, ricerca ed innovazione. Nestlé nel 2014 ha aperto nel nord est del Paese un centro per indurre gli allevatori a produrre latte di miglior qualità, mentre Danone sta sviluppando l’e-commerce per distribuire il prodotto anche nelle città minori rispetto alle megalopoli di Shanghai e Pechino (le cosiddette tier cities).
I produttori cinesi ritengono comunque che le nuove generazioni di genitori si sono ormai lasciate alle spalle le paure dello scandalo melamina e vedono nuove opportunità di crescita.
Fonte: South China Morning Post