Globalizzazione o deglobalizzazione? Questo è il problema

Sarà un caso, ma mentre la UE abolisce le quote latte ed il nord America negozia i trattati di libero scambio TTiP con l’Europa e TTP con i paesi del Pacifico, la Russia blocca le importazioni, la Cina riduce gli acquisti ed il prezzo del latte crolla. Eppure produzione e domanda mondiale hanno andamenti in crescita e non si sono (ancora) del tutto manifestati quei fenomeni inquietanti conseguenti al preannunciato cambiamento climatico. Sembrano dunque emergere dei limiti al paradigma della globalizzazione, con un contesto mondiale di crisi economica e finanziaria, non certo favorevole agli scambi.

Non deve dunque sorprendere se sorgono delle domande verso la sostenibilità del modello produttivo che si è diffuso a macchia d’olio negli ultimi decenni, consistente nell’uniformare le tecniche e le tecnologie, standardizzare i prodotti (commodity), mirare alla sicurezza degli alimenti (food safety & food security), a scapito della diversità di beni e mercati, con la conseguente chiusura di allevamenti ed impianti, in particolare quelli più piccoli ed in territori non in grado di reggere la competitività delle grandi produzioni ai minori costi.

In Canada, nel presente contesto dei negoziati TTP (Trans-Pacific Partnership), ci si chiede se l’eliminazione delle quote non comporterebbe una “invasione” di latte e derivati, con la conseguente chiusura delle stalle famigliari che allevano in media 70 “vaches canadiennes”. Ne sarebbe colpito anche l’indotto, come ad esempio la rilevante attività canadese di produzione del seme animale esportato in tutto il mondo. Di conseguenza ci si chiede se il modello da adottare sia quello degli allevamenti industrializzati diffusi in California, Florida, Nuova Zelanda ed Australia, peraltro a grande impatto ambientale.

Al contrario, la visione neozelandese sostiene il successo di un modello basato sull’export e sulla liberalizzazione della produzione in funzione dei segnali di mercato. Questo modello senza limiti, ha permesso di raddoppiare la produzione negli ultimi 20 anni e di fare di un paese che produce il 4% del latte mondiale, il leader del settore.

In attesa di vedere cosa ci riserveranno le turbolenze attuali, non sarebbe il caso di pensare ad una liberalizzazione si, ma sostenibile?

CLAL.it - Russia: Import di Formaggi

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CLAL.it - Cina: produzioni ed importazioni di polveri di latte

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Fonte: The Globe And Mail; France AgriMer

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Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

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Pubblicato in Canada, Sostenibilità, UE, USA, Volatilità

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