Il piano del Parmigiano Reggiano DOP raccontato dal Presidente Nicola Bertinelli [Intervista]

Un prodotto “premium”, che merita una valorizzazione di mercato adeguata al proprio blasone, il ruolo del Consorzio di Tutela come hub e catalizzatore della valorizzazione della marca e della sostenibilità della filiera, il piano produttivo e gli investimenti in ricerca e sviluppo.

Nicola Bertinelli - Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano

Nicola Bertinelli – Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP

Sono molti i temi toccati dal presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP, Nicola Bertinelli (nella foto di Gabriella Corrado – Luz), sempre con grande lucidità e con un ottimismo che traspare in controluce e che non è sfrontatezza, ma al contrario consapevolezza della forza del prodotto e del marchio e volontà di uscire in fretta da una contingenza fra Covid-19 e discesa dei prezzi che deve essere superata.

Tanto che lo stesso presidente annuncia: “La nostra intenzione è quella di armare il nostro bazooka con una manovra da 100 milioni di euro, a cui se ne aggiungerebbero altri 70 dallo Stato. Vorremmo ampliare i compiti del Consorzio e adottare un’azione coesa in tre direzioni:

  1. alleggerire i magazzini con il ritiro delle forme per alzare il prezzo;
  2. valorizzazione di queste con un piano di marketing estremamente strutturato per reimmetterle;
  3. riduzione della produzione, con incentivi e penalità per chi non si attiene a quanto stabilito.

Presenteremo all’assemblea queste tre azioni, da attuare in modo simultaneo”.

Come sono andati i consumi in queste settimane di lockdown? Quanto ha pesato la chiusura del canale horeca?

Consumi nella GDO
Parmigiano Reggiano
+36% in volume
Marzo 2020

“Dal mese di novembre i consumi di Parmigiano Reggiano in Italia sono progressivamente aumentati, esplodendo nel mese di marzo: +36% a volume rispetto a marzo 2019 nella grande distribuzione organizzata. Si acquista più Parmigiano Reggiano perché la prima reazione del consumatore al crollo dell’out of home è stata un forte aumento dei consumi domestici. Inoltre, in un momento così difficile, comperare un prodotto premium che in più fa bene come il Parmigiano Reggiano è una piccola coccola.

Da una recentissima ricerca, promossa dal Consorzio Parmigiano Reggiano sulle principali aziende di commercializzazione del prodotto, emerge una valutazione positiva per il rimbalzo degli ordini nel primo bimestre Covid, cioè marzo-aprile 2020, ma allo stesso tempo si manifesta una forte preoccupazione per il futuro, sia per la le previsioni di difficoltà dei consumi in Italia sia per il rilancio del settore horeca all’estero”.

All’estero come stanno andando le vendite? Ci sono stati rallentamenti dell’export dovuti al Covid-19?

Il mercato del Parmigiano Reggiano è un mercato che sta diventando sempre più internazionale. L’Italia rappresenta oggi poco meno del 60% del totale, contro una quota export del 41% (+4,3% di crescita a volume rispetto all’anno precedente).

Detto ciò, in questo particolare periodo non si riscontra grande entusiasmo per gli ordini che riguardano l’Unione europea, mentre c’è grande preoccupazione per il Nord America e il Canada. Le aziende di commercializzazione prevedono un calo degli ordini nei prossimi mesi, ma grande differenza sarà legata alle regole concrete della Fase 2 nei singoli mercati”.

Come giudica l’attuale prezzo di mercato e quali prospettive vede per il 2020?

L’attuale prezzo di mercato all’origine è insoddisfacente per un prodotto premium come il Parmigiano Reggiano. A fronte di una crescita produttiva nei primi mesi dell’anno ora si inserisce anche l’incertezza provocata dall’emergenza sanitaria Covid-19. La combinazione di questi due fattori purtroppo genera preoccupazione per le prospettive di prezzo anche per i prossimi mesi”.

Acquisto di forme per gli indigenti e aiuti all’ammasso saranno sufficienti per frenare il rallentamento dei prezzi oppure bisognerà ridurre le produzioni di latte per sostenerli? Se sì, di quanto?

“L’acquisto di forme per gli indigenti e gli aiuti all’ammasso sono misure utili solo se declinate in maniera corretta al contesto di riferimento, è necessario che entrambi gli strumenti siano messi a punto per rispondere ai problemi specifici delle DOP. Il primo bando per l’ammasso privato di formaggi purtroppo non è risultato adeguato alla filiera del Parmigiano Reggiano. Anche per l’acquisto per i più bisognosi, il Consorzio chiederà formule adeguate al settore. Tali misure non saranno comunque sufficienti per raggiungere un equilibrio di mercato. Sarà fondamentale modulare la crescita produttiva con una riduzione della produzione di latte”.

In quale direzione le imprese associate al Consorzio stanno orientando la propria politica di ricerca e sviluppo? La pandemia accelererà il fenomeno oppure lo rallenterà o, ancora, imporrà una nuova rotta?

“Le attività di ricerca e sviluppo delle imprese associate al Consorzio si orientano lungo due direttrici: la prima mira a fornire sempre più servizio al consumatore e si afferma principalmente nello sviluppo del packaging e delle monoporzioni; la seconda direttrice è invece quella delle certificazioni aggiuntive relative al processo di produzione, quindi certificazioni ambientali, Parmigiano Reggiano certificato Prodotto di Montagna, biologico e tutte le altre biodiversità. La prima direttrice trarrà in questi mesi un forte impulso dalle regole post-Covid. Viceversa, superata l’attuale fase di incertezza generale, prevediamo che l’attenzione dei consumatori tornerà alta su temi quali la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza alimentare e, più in generale, su sostenibilità e distintività”.

Pensate di rivedere il piano produttivo?

“Al momento una modifica anticipata del Piano di regolazione dell’offerta non è in discussione; allo stesso tempo siamo certi che l’esperienza di questa crisi porterà a ragionare su come utilizzare il Piano anche per aiutare la filiera a superare i momenti di crisi di mercato.

Nel futuro il Piano di regolazione dell’offerta dovrà servire non solo per la gestione ordinaria della crescita produttiva ma anche per affrontare i periodi di crisi congiunturali”.

Quali potranno essere soluzioni inedite rispetto al passato che la situazione attuale favorirà o che il confinamento ha accelerato/modificato? La diversificazione delle produzioni (biologico, vacche rosse, ecc.) dovrà essere accentuata o servirà altro?

“I vari progetti che puntano a mettere in luce le distintività del Parmigiano Reggiano si stanno dimostrando efficaci, ma non costituiscono una risposta alla situazione di emergenza. Il Progetto Premium 40 mesi, la promozione del Prodotto di Montagna e le altre iniziative di questo genere sono da considerare come investimenti di medio-lungo termine per dare basi solide alla crescita nonostante la pandemia”.

È giunto il momento per nuove collaborazioni all’interno della filiera?

“Come si può evincere dalle risposte precedenti, l’obiettivo è creare prodotti con un valore aggiunto sempre maggiore, perciò la collaborazione con l’industria e il retail può rivelarsi molto importante. Allo stesso tempo, però, è in crescita tanto in Italia quanto nei mercati esteri una fascia di consumatori che punta alla disintermediazione e cerca il rapporto diretto con i caseifici produttori.  Attenzione, questi due scenari sono solo in apparente contraddizione. Riflettono una segmentazione dei consumatori in cluster ben distinti, ed il nostro compito è contribuire a supportare la risposta di offerta adeguata ai bisogni di tutti”.

Ritiene che il dialogo dei soggetti coinvolti dalla stalla allo scaffale debba essere coordinato dal Consorzio di tutela? Oppure dal ministero delle Politiche agricole?

“Riteniamo che il Consorzio di Tutela non debba essere un soggetto che si confonde con le organizzazioni di rappresentanza delle imprese, e – detta in modo molto chiaro – il Consorzio di Tutela non deve fare politica. La prospettiva corretta è quella del Consorzio come “hub”, un punto di riferimento che sappia individuare i nodi, proporre nuovi strumenti alle aziende socie, e stimolare la collaborazione nella filiera finalizzata all’interesse generale della DOP. In sintesi, il Consorzio dovrebbe essere il catalizzatore della valorizzazione della marca e della sostenibilità della filiera”.

In sintesi, quali sono i numeri del Consorzio del Parmigiano Reggiano? 

Produzione di Parmigiano Reggiano+1,47% nel 2019

“Il 2019 è stato un anno record per la produzione della DOP Parmigiano Reggiano, che cresce complessivamente dell’1,47% rispetto all’anno precedente. I 3,75 milioni di forme (circa 150mila tonnellate) prodotte nel 2019 rappresentano il livello più elevato nella storia del Parmigiano Reggiano. Un giro d’affari al consumo pari a 2,6 miliardi di euro per la Denominazione di origine protetta, che si proietta sempre più verso l’estero: una valvola di sfogo per una produzione in continua espansione che ha bisogno di nuovi spazi di mercato. Negli ultimi tre anni, la produzione è infatti aumentata da 3,47 milioni di forme a 3,75 milioni di forme, registrando una crescita pari all’8,1 per cento.

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Matteo Bernardelli
Informazioni su

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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