L’ India è il settimo paese per estensione geografica al mondo ed il secondo più popolato con 1,175 miliardi di abitanti. Il gigante asiatico è però anche il paese con la maggiore produzione di latte al mondo, pari a circa 121 milioni di tonnellate, con una crescita del 19% nel periodo 2006-2010. Questa dinamica dovrebbe portare a raggiungere una produzione annua totale di 150 milioni di tonnellate nel 2016-17 e di 177 milioni di tonnellate nel 2019-20.
Secondo lo studio “Unlocking the growth potential of Indian dairy industry” realizzato dall’associazione Indiana delle Camere di Commercio ed Industria (Assocham), nonostante questo mare di latte, la disponibilità pro-capite è di 252 grammi, inferiore rispetto alla disponiblità media mondiale che risulta essere pari a 279 grammi. La classifica mondiale della disponibilità pro-capite di latte è guidata da Nuova Zelanda, con 9.773 grammi, Irlanda con 3.260 grammi e Danimarca con 2.411 grammi.
Fra i 27 stati della federazione indiana, l’Andhra Pradesh (AP) è quello che ha fatto registrare i maggiori incrementi nel quinquennio 2006-2010, con aumenti della crescita produttiva pari al 41% e della disponibilità pro-capite di latte del 36%. Con 1,1 milioni di tonnellate annue, lo stato si colloca al terzo posto in India per produzione di latte. Nella classifica della maggior crescita produttiva, seguono Rajasthan con un aumento del 28%, Kerala col 24.8%, Karnataka col 24% e Gujarat col 23.7%. In termini assoluti, la maggior produzione di latte è ottenuta nello stato dell’Uttar Pradesh, che rappresenta oltre il 17% della produzione totale indiana, seguito dal Rajasthan con l’11%, mentre l’Andhra Pradesh si colloca al terzo posto col 9%, seguito da Punjab e Gujarat con l’8% circa cadauno. Dunque, questi 5 stati rappresentano oltre la metà della produzione totale di latte in India, paese che fa registrare un tasso di crescita produttiva annua del 4%. L’aumento del livello medio di reddito sia nelle regioni rurali sia in quelle urbane, comporta anche un cambiamento nel paniere d’acquisto, favorendo un rapido aumento nei consumi di latte e derivati. Per cogliere questa opportunità occorre però accrescere credito e servizi di assistenza tecnica, migliorare la qualità del latte, razionalizzare i vari segmenti della catena produttiva, fino alla distribuzione. Secondo lo studio, la popolazione dei villaggi deve essere coinvolta per percepire il settore lattiero-caseario come una valida alternativa all’attività agricola.
Fonte: Business Standard
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