È tempo di cambiare.
Per innovare bisogna cambiare metodi di produzione e di consumo, nonché gli stili di vita
Il fatto di dover nutrire una popolazione mondiale che si avvia verso i 10 miliardi di persone e nel contempo di tutelare le risorse ambientali, comporta la necessità di innovare, cioè cambiare, i metodi di produzione e di consumo, così come anche gli stili di vita.
Già i messaggi che arrivano dai consumatori sono chiari: crescente domanda di alimenti (e bevande) puliti, buoni e giusti, cioè sostenibili, con informazioni trasparenti e verificabili. La diffusa simpatia verso i prodotti di origine vegetale si accompagna alla richiesta di benessere animale, di minori sprechi, di confezioni sempre più eco-compatibili.
Però, qual’è il maggior ostacolo che si frappone alla necessità di agire per rispondere a tale domanda? Senz’altro l’inerzia, cioè la pigrizia del sedersi sugli allori, ritenendo diritto acquisito la posizione di successo del prodotto sul mercato, la sua notorietà e riconoscibilità, in altri termini lo status aziendale, produttivo, organizzativo.
Se i grandi gruppi mondiali investono nelle start-up innovative così come nei food incubators e food accelerators, significa che il cambiamento per l’innovazione verso la sostenibilità è una esigenza che comporta di ricorrere a risorse agili, flessibili, fresche, per agire andando oltre gli schemi e le procedure ordinarie. L’opposto dell’inerzia è la sfida, che deve caratterizzare l’imprenditore.
La sfida per la sostenibilità comporta tre percorsi: comprendere, innovare, immaginare. Capire e cogliere il mutamento, innovare il prodotto adeguandolo alla realtà, ricercare nuovi percorsi. Nessuno, imprenditore, ricercatore, politico, cittadino, può sentirsi escluso da questa dinamica.
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Fonte: Nutrition Insight
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Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.
