La Brexit vista dalla Nuova Zelanda

Una crescita produttiva altalenante, lo stallo negli ultimi venti anni degli accordi multilaterali come il World Trade Organisation (WTO/OMC), la mancanza di leadership autorevoli, cioè in pratica la crisi del modello occidentale, sono fattori che hanno determinato la Brexit lo scorso 23 giugno 2016.

L’art. 50 del Trattato di Lisbona che definisce i termini sui due anni di negoziati per l’uscita dalla UE, riguarda aspetti non commerciali (contributo al bilancio, oneri pensionistici, sicurezza e difesa) e commerciali, questi ultimi particolarmente interessanti per la Nuova Zelanda. Una volta separata, la UK gestirà in piena autonomia settori quali agricoltura (v. grafico) e pesca ed avrà la possibilità di ridurre i suoi dazi (barriere commerciali definite dal WTO) sui beni che non produce. Olio d’oliva, agrumi, frutti tropicali, riso, potranno essere importati senza dazi ed essere dunque molto più convenienti per i consumatori.

La Nuova Zelanda sarà interessata per la carne di agnello ed il dairy, così come per vino e mele, che potranno essere esportati verso la UK con uno specifico FTA (Free Trade Agreement) dopo un ragionevole periodo transitorio di adattamento per non impattare violentemente sui farmers inglesi.

La Nuova Zelanda da inizio 2000 ha perseguito la strategia di negoziare FTA ad uno standard più elevato di quello del WTO, che è fermo all’accordo di Doha, su temi quali competizione, distorsione, barriere normative. Questa è la logica che ha portato al TPP. La scelta USA di uscirne determina ora un vuoto, che potrebbe portare comunque ad una liberalizzazione delle tariffe in Asia e potrebbe anche lasciare il posto ad una leadership UK una volta uscito dalla UE.

Questo potrebbe già avvenire con Nuova Zelanda, Australia, Singapore creando una zona di libero scambio che potrebbe chiamarsi Prosperity Zone. La UK avrebbe il vantaggio di mettere a disposizione i servizi finanziari ed economici che rappresentano l’80% della sua economia. Senza più barriere, tali servizi avrebbero un nuovo mercato.

Il prossimo 9 marzo si riuniranno per la prima volta a Londra i ministri di tutti i 52 paesi del Commonwealth e nel 2018 si riuniranno i capi di governo di tali paesi.

In questo clima di crisi della globalizzazione, la ritrovata libertà UK può essere il fulcro per catalizzare una nuova crescita attraverso nuovi accordi commerciali di liberalizzazione.

La Nuova Zelanda può giocare un ruolo centrale, così come lo ha fatto per il TPP.

Fonte: The New Zealand Herald

CLAL.it - Il principale acquirente della UE-27 è il Regno Unito

CLAL.it – Il principale acquirente della UE-27 è il Regno Unito (v. Slideshow FOCUS Regno Unito)

 

TwitterLinkedInFacebook... condividi
Leo Bertozzi
Informazioni su

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

Pubblicato in Nuova Zelanda, UE, UK

Lascia un Commento