I presidenti Alai e Baldrighi su Consorzi di tutela e DOP

Nel contesto del mercato lattiero-caseario, emergono sempre più voci che denunciano il basso livello dei prezzi del latte e le conseguenti difficoltà per i produttori della filiera, dagli allevatori alle aziende di trasformazione e commercializzazione, ad ottenere margini minimi adeguati. La volatilità è il nuovo fenomeno da contrastare, che accomuna i produttori delle indistinte commodity e quelli delle DOP.

Abbiamo dunque voluto sentire da due testimoni autorevoli come i presidenti dei Consorzi del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, in quale contesto si trovano ad operare le due maggiori DOP casearie italiane.

Per prima cosa abbiamo chiesto a Giuseppe Alai, presidente del Parmigiano Reggiano, se ritiene che l’attuale legislazione italiana sui Consorzi di tutela sia adeguata ai tempi, oppure se occorrerebbe ad esempio prevedere forme interprofessionali ed obbligatorie.

Secondo Alai: “La storia dei Consorzi di tutela e delle indicazioni geografiche ci insegna che, a cicli periodici pluriennali, occorre aggiornare strumenti, modelli e regole, per dare risposte efficaci ai mutamenti del sistema interno alle filiere e dei mercati. Non si tratta di cambiare gli obiettivi. Anzi, per mantenere l’efficacia delle azioni di tutela e vigilanza della denominazione, e promozione dei consumi, che sono le funzioni proprie assegnate ai Consorzi, occorre aggiornare strumenti e modelli. Si pensi, ad esempio, a quanto era diversa l’esigenza di promuovere negli anni ’50 e ’60 il consumo in Italia quando il prodotto era poco conosciuto e diffuso, e cosa significa oggi promuovere e fare vigilanza di mercato in oltre 100 mercati mondiali prioritari. In questa prospettiva i Consorzi devono adeguarsi ai tempi. E in questa prospettiva diviene importante assumere una dimensione più interprofessionale. Non significa trasformare i Consorzi in OP e AOP. Questi compiti spettano alle rappresentanze delle imprese. Ma lo svolgimento dei compiti istituzionali di tutela, promozione e programmazione dell’offerta, richiede oggi una maggiore integrazione sia con la componente allevatoriale che con quella commerciale all’ingrosso e al dettaglio.”

Nuove aziende di stagionatura e commercializzazione, anche straniere, stanno entrando nel comprensorio di produzione, acquisendo operatori tradizionali; vedi le recenti acquisizioni di Nuova Castelli e Gennari. Di conseguenza, abbiamo chiesto al presidente Alai come vengono giudicati questi mutamenti degli operatori di mercato e se pensa che l’arrivo di nuovi operatori, più strutturati e di maggiori dimensioni di quelli tradizionali, possa favorire la commercializzazione del Parmigiano Reggiano; ed inoltre se ritiene che i produttori di latte avranno un beneficio da questi mutamenti.

Secondo Alai: “Le trasformazioni negli assetti societari, in quanto tali, non sono nè buone nè cattive. Quello che conta è la qualità del progetto sottostante. In questa prospettiva guardiamo con interesse alle evoluzioni in atto. Operatori più strutturati e con dimensioni di scala maggiori offrono sicuramente delle opportunità. Ma saranno concrete opportunità per il nostro prodotto solo se il Parmigiano Reggiano verrà posto come baricentro del loro progetto strategico. Ciò significa adottare politiche di valorizzazione della distintività di prodotto, rispetto ai similari non Dop e Dop. Al contrario, politiche legate all’appiattimento della categoria ‘formaggi duri’ in cui il Parmigiano Reggiano non emerge nelle sue distintività, non sono utili alla nostra filiera Dop nel medio-lungo termine. Politiche di questo tipo sfruttano la reputazione del leader a vantaggio dei followers. Questo fa danno al prodotto leader di qualità, e da questo punto di vista il Parmigiano Reggiano, per qualità sancita dal disciplinare e per posizionamento di prezzo, è il leader di categoria.”

 

A Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio Grana Padano, dato che i formaggi DOP italiani sono costantemente imitati ed anche usurpati, soprattutto sui mercati esteri, abbiamo chiesto se riterrebbe utile lo sviluppo di programmi promozionali comuni da parte dei Consorzi di tutela dei formaggi DOP, in modo da sfruttare le sinergie derivanti dalla ricchezza e varietà del nostro patrimonio caseario.

Secondo Baldrighi, che riveste anche la carica di presidente Afidop, la risposta è certamente positiva. “Ma prima ancora di questo occorre una campagna istituzionale informativa della UE, spinta o sostenuta dai Paesi più interessati come Italia, Francia e Spagna, dove si spiega in modo chiaro e sintetico il significato di DOP e del marchio che la contraddistingue. La stragrande maggioranza dei consumatori non conosce che cosa ci sia dietro e cosa voglia dire DOP. In Italia, dove comunque la cultura e conoscenza in materia è sicuramente superiore rispetto ai Paesi Nord Europei, il significato della DOP è noto ad una percentuale ristretta. Qualche anno fa solo l’8% sapeva bene cosa significhi essere DOP, un 30% così così e il resto sapeva, per sentito dire, che era un appellativo qualificativo ma nulla di più. Ora probabilmente la percentuale è cresciuta, non ho notizia di dati recenti, ma è ancora insufficiente. Nel Nord Europa è molto peggio da questo punto di vista. Certamente poi il Sistema Italia, con le sue molte DOP casearie, potrà ulteriormente brillare per le sue biodiversità caratterizzate dal solido e storico legame con il proprio territorio e con le culture così ricche e diverse tra aree geografiche.”

Gli Operatori tendono ad ampliare la gamma di prodotti offerti per rispondere alle richieste del mercato; pertanto, abbiamo chiesto al presidente Baldrighi se ritiene che le normative attuali di controllo e vigilanza siano sufficienti per evitare contraffazioni; ed anche come si potrebbe fare un efficace monitoraggio dei mercati soprattutto esteri.

Nella sua risposta, Bardrighi afferma che: “Le normative attuali di vigilanza consentono ai Consorzi monitoraggi sui territori esteri e nei Paesi UE, grazie alle nuove norme dette ex officio, interventi anche efficaci. Ma ciò avviene con successo nella UE e con grande difficoltà operativa fuori dalla UE. Va però ricordato e segnalato che queste attività sono deputate esclusivamente ai Consorzi di Tutela ed alle organizzazioni congiunte dei Consorzi con soldi propri e con contributi modesti, rispetto alle esigenze, del Mipaaf. Non dimentichiamo mai di distinguere le contraffazioni, non rilevanti sul territorio UE, dalle scopiazzature sleali ma legali. Fino a quando non ci sarà una norma che impone di distinguere sugli scaffali o in etichetta i prodotti e le loro provenienze questo problema non si potrà risolvere. Forse attenuare sì, ma risolvere no finché la Legge non imporrà queste informazioni semplici, visibili e corrette al consumatore.”

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Il team CLAL.it è composto da giovani che, con l'ausilio dell'Informatica, studiano i fenomeni del mercato lattiero-caseario e sviluppano strumenti per offrire agli Operatori del settore una visione complessiva e in tempo reale dell'andamento dei mercati nazionali e internazionali.

Pubblicato in DOP / IGP, Formaggio

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