L’UE-28 si conferma il primo fornitore della Cina (vedi grafico), seguita dalla Nuova Zelanda che segna un calo delle quantità esportate nei primi 10 mesi del 2018 rispetto all’anno precedente e gli Stati Uniti che tengono, nonostante le tensioni sui dazi e le battaglie commerciali nell’aria tra Washington e Pechino.
Cina: accelerano le quantità importate (+12,4%)
La Cina nel mese di ottobre accelera nelle quantità importate (+12,4%) grazie a prezzi competitivi, cresciuti su base tendenziale di appena l’1,5 per cento. Forti incrementi, in particolare, per le polveri, il lattosio per uso farmaceutico, il latte confezionato, mentre frena a ottobre l’import di latte per l’infanzia.
Osservando i dati cumulati per il periodo gennaio-ottobre 2018, complessivamente la Cina ha aumentato le importazioni del 3,6% in quantità e del 6,5% in valore.
Latte e panna, prima voce import della Cina
La prima voce dell’import in quantità è rappresentata da latte e panna, che tuttavia perde terreno (-5,8% in volume e -2,2% in valore) su base tendenziale.
Trend invece positivi per il latte per l’infanzia (+20,3% in quantità e +8,8% in valore), con l’Unione Europea che ha segnato una crescita del 20% nei primi 10 mesi del 2018 e che da sola rappresenta il 78% del market share, seguita da Australia e Nuova Zelanda. Aumenti anche per il burro (+26,4% in quantità e +27,8% in valore), i caseinati, il lattosio per uso farmaceutico e per uso alimentare.
L’incremento delle importazioni nei primi 10 mesi del 2018 è ben lontano dalla corsa agli acquisti dei due anni precedenti (rispettivamente +19,4% e +17,4%), ma la locomotiva cinese continua a correre, anche se forse meno rispetto al passato e senza dare segnali precisi di quello che cerca nell’offerta dairy. In alcuni frangenti fa incetta di polveri, altre di burro, altre di latte per l’infanzia.
Mantenere buoni rapporti commerciali rimane comunque l’unica strada.
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